Gli Autoctoni ancora protagonisti
Vinibuoni d’Italia è già all’opera. Da Nord a Sud sono nuovamente impegnate le nostre commissioni per selezionare le aziende e i vini che entreranno nell’edizione 2017 della guida. Ancora una volta protagonisti assoluti della guida sono i vini da vitigni autoctoni. Secondo la consuetudine comune, per autoctono si intende un vitigno che fa parte della
Vinibuoni d’Italia è già all’opera. Da Nord a Sud sono nuovamente impegnate le nostre commissioni per selezionare le aziende e i vini che entreranno nell’edizione 2017 della guida.
Ancora una volta protagonisti assoluti della guida sono i vini da vitigni autoctoni.
Secondo la consuetudine comune, per autoctono si intende un vitigno che fa parte della storia della vitivinicoltura di un territorio e più la sua presenza è lontana nel tempo più ha ragione di essere chiamato tale.
Recentemente il professor Antonio Calò, autore di diverse pubblicazioni sui vitigni italiani, li ha voluti chiamare italici. Nulla in contrario se questo serve a fare chiarezza. Del resto Vinibuoni d’Italia ha sempre voluto sottolineare l’italianità dell’origine dei vitigni che vanno a comporre il mosaico autoctono del Vigneto Italia e che sono esclusivo oggetto di degustazione della guida.
Sono decisamente contrario e l’ho ribadito più volte in molti interventi a quanto ha sancito la legge 82 del 20 Febbraio 2006 che stabilisce come autoctono un vitigno piantato da cinquant’anni in un determinato territorio.
Si tratta, a mio avviso, di una grande occasione persa e occorrerebbe ripensare, senza troppe sudditanze politiche, a ridefinire la norma dando forza agli studi e alle ricerche condotte in questi dieci anni che sono state propedeutiche al successo dei vini da vitigno autoctono italiano in tutto il mondo.
L’agricoltura, specie negli ultimi anni, è tornata da essere un’attività fondamentale dell’economia e della vita sociale del nostro Paese. I vitigni autoctoni hanno in questo scenario un ruolo ed un’importanza strategica fondamentali. Condivido infatti il pensiero dell’amico Ian d’Agata, quando sottolineava lo scorso anno all’Accademia Italiana della Vite e del Vino, la valenza culturale, ecologica, economica e sociale dei vitigni autoctoni e dei vini che da essi derivano.
Ben 555 vitigni diversi utilizzati, contro i 10-20 impiegati in Usa o in Francia nel 90% delle produzioni nazionali. Ma non è solo il numero che conta, quanto l’antica storia degli autoctoni italiani. Grazie alla loro lunga associazione a territori circoscritti, con la loro presenza hanno caratterizzato nei secoli specifiche zone vitivinicole italiane. In tal modo hanno creato un legame identitario con la gente del posto, contribuendo a generare costumi, tradizioni e abitudini locali specifiche e distinte.
I mercati e i consumatori prestano sempre di più attenzione alla tipicità dei prodotti storicamente associati ad un territorio e, in questo, i vitigni autoctoni sono assolutamente imbattibili.
Ecco allora spiegato perché la guida Vinibuoni d’Italia continua a crescere ed è ormai diventata uno strumento indispensabile - una sorta di bibbia enoica del mosaico vitivinicolo tipicamente italico - per tutti coloro che vogliono gustare e conoscere l’invidiabile ricchezza di biodiversità di cui è ricco il Belpaese.
di Mario Busso
Foto: Kerem