AMORIM: SOSTENIBILITÀ, SEMPRE E DOVUNQUE

Amorim Cork Italia da sempre investe in scelte di sostenibilità ambientale: d’altra parte la quercia da sughero è simbolica, trattandosi di una pianta rigogliosa, in grado di sopravvivere in un suolo povero e con poca acqua. Per questo l’azienda, in un’ottica di ottimizzazione naturale delle energie, ha supportato un avanguardistico sistema di irrigazione goccia a goccia, che perfeziona l’erogazione della risorsa idrica e allo stesso tempo permette di ottenere in 12 anni (a fronte dei precedenti 36) una pianta adulta. Sarà così più facile provvedere al rimboschimento: la coltivazione delle querce, infatti, è sempre più strategica per la macchia mediterranea, uno dei 36 santuari di biodiversità del pianeta, dove i 2,2 milioni di ettari di foresta, che consentono la vita a varie specie animali e vegetali, assorbono fino a 76 milioni di tonnellate all’anno di CO2. Se consideriamo che, oltretutto, la filiera dei tappi in sughero Amorim, dalla decortica fino al finissaggio, è un processo oggi certificato scientificamente con impronta di carbonio negativa (detta carboon footprint), dalle due importanti società Ernst & Young e PWC, ben si individua l’ulteriore valore al percorso che giace in un tappo in sughero. È stato infatti dimostrato che un singolo pezzo consente di trattenere tra i 309 e i 562 g di CO2. Ciò significa che, per un effetto di compensazione, l'uso di un tappo in sughero attenua l'impatto ambientale delle altre filiere in cui è coinvolto: ad esempio, nell'enologia, l'impronta di carbonio della filiera delle bottiglie di vetro può essere addirittura annullata se per la chiusura si sceglie il sughero.

Vinibuoni premia a Merano le aziende virtuose

La sostenibilità è un driver sempre più importante per il mondo del vino, sia per le scelte dei consumatori, che per le strategie delle cantine. Concetto che si declina sempre più a 360 gradi, dalla vigna alla bottiglia.
Un’apposita icona segnala in guida le aziende virtuose che si sono messe in evidenza nell’abbattimento dei consumi energetici, nel recupero delle acque, nella riduzione delle emissione di gas a effetto serra, nell’utilizzo di prodotti eco-compatibili, nella conduzione biologica o biodinamica, nell’impiego di energie alternative, nell’uso dei residui di potatura o altro, nella fruizione di materiali riciclati per imballaggi, nell’uso di bottiglie leggere… Partendo dall’analisi dei vari settori individuati, Vinibuoni d’Italia, in collaborazione con Verallia, Repower e Amorim, anche in questa edizione segnala, con un’apposita icona, le aziende virtuose che riceveranno il diploma di merito.

Le Virtuose 2020
Quattro le aziende che si sono particolarmente distinte e hanno ottenuto il Premio Ecofriendly Vinibuoni d’Italia 2020 che verrà consegnato loro sabato 9 novembre al Merano WineFestival durante la presentazione della guida presso il Teatro Puccini con inizio alle 10.30:
Astoria Vini - Veneto; Letrari - Trentino; Leone de Castris - Puglia; Fratelli Puddu - Sardegna.
Il Premio Speciale 2020 va ai territori del progetto Biowine (Biological Wine Innovative Enviroment): Sannio e Cilento (Campania) e Val d’Agri (Basilicata), che hanno implementato, rafforzato e diffuso pratiche sostenibili nella produzione vitivinicola e hanno saputo coinvolgere le comunità locali in un processo di condivisione e crescita dei valori del rispetto dell’ambiente, delle produzioni locali, della salute dei consumatori e del benessere della società.

Premio Eticork a Frescobaldi

La presentazione dell’edizione 2020 della guida Vinibuoni d’Italia al Merano WineFestival annovererà tra i protagonisti, per il quarto anno consecutivo, Amorim Cork Italia. L’Ad Carlos Veloso Dos Santos consegnerà il premio sociale Eticork a Frescobaldi per un progetto solidal-enologico che si è fortemente caratterizzato per il suo impegno etico e sociale. Si tratta del progetto Gorgona finalizzato a riabilitare i condannati a pene lunghe nel carcere dell’isola attraverso il lavoro tra i filari da cui nasce il vino omonimo.
Vinibuoni d’Italia anche quest’anno ha avuto l’onore di affiancare Amorim Cork Italia nell’importante compito di individuare il progetto migliore, tra i tanti validi che sono giunti per la candidatura.
Il premio, assegnato al Merano WineFestival, rappresenta un modo con cui Amorim Cork Italia intende rafforzare il valore che può nascere dalla sincera volontà di fare impresa in maniera solidale e attenta alle problematiche sociali.
La consegna del premio avverrà sabato 9 novembre a Merano nell’evento di presentazione della guida Vinibuoni d’Italia alla stampa. La cerimonia si svolgerà, nell’ambito del Merano WineFestival, presso il teatro Puccini a partire dalle ore 10.30.

L’eccellenza Amorim per ogni tipologia di vino

Eccellenza per Amorim Cork Italia significa lavoro certosino, personalizzato e in costante ascesa sulla garanzia: quella di produrre tappi che siano soluzioni su misura per i vini che andranno a proteggere.  Un’opera di ricerca che ha permesso di creare un prodotto pensato per ogni tipologia di vino. Per i vini di pronta beva e quelli di media gamma l’azienda ha creato due nuove linee di prodotto garantiti al 100%: Neutrocork Premium, destinato ai vini di tutti i giorni, offre garanzia di tenuta e freschezza ineguagliabile, mentre Twin Top Evolution è arricchito da 2 rondelle in pregiato sughero intero e permette un’evoluzione perfetta, attraverso il contributo dei polifenoli naturalmente presenti nel sughero. Per il segmento Premium e Icon, Amorim ha creato NDtech®, il primo tappo in sughero monopezzo totalmente garantito attraverso un sistema di gascromatografia individuale. Tre linee pensate per assicurare a ciascun vino quel valore aggiunto che solo il contatto con il sughero naturale può dare. Tra i prossimi traguardi, la presentazione della linea NDtech® Spumante: specifica per il tappo destinato a questi vini «Siamo ormai il riferimento per il mondo del vino da sempre legato storicamente al sughero – aggiunge Carlos Veloso dos Santos - La nostra proposta incontra con precisione qualsiasi richiesta di tappatura e allo stesso tempo è garantita al 100%, con ogni nostro prodotto anticipiamo il futuro del concetto di tutela del vino».

Amorim, Sostenibilità ambientale e sociale i valori primari per fare impresa

• Amorim Cork Italia unisce imprenditoria e sensibilità: come si può mantenere un equilibrio così preciso?

Quando si conosce il percorso del sughero è corretto dire: “come non si può mantenere”! Il legame tra i due è inevitabile, non c’è successo, non c’è crescita se non ci prendiamo cura di ciò che ci circonda, dell’ambiente ma anche della società. Solo così fare impresa si può tradurre in un futuro più giusto e davvero equilibrato.

• La vostra strategia punta molto sulla formazione: il segreto del successo è nella consapevolezza?

Certamente, crediamo che sia responsabilità di ciascuno informarsi per partecipare al futuro con cognizione di causa. Ci rivolgiamo in particolare alla nuova generazione di enologi, con lezioni in Università, scuole e con un'importante collaborazione con Assoenologi Giovani. Le nuove leve hanno la virtù di assorbire con velocità le conoscenze: se gliele forniamo in modo professionale e continuativo, un domani sapranno scegliere il percorso migliore.

• Con quali argomenti vi state approcciando alle nuove generazioni di enologi?

I giovani sono una fonte inesauribile di entusiasmo. Cerchiamo mantenere vivo questo entusiasmo con temi stimolanti come la sostenibilità ambientale e sociale che il sughero consente, ma anche dimostrando loro che la professionalità e i valori genuini vanno di pari passo. Vogliamo essere testimoni con l’esempio di come il rispetto, sotto ogni punto di vista, sia premiante anche in termini di business.

• Qual è il messaggio che volete trasmettere con il premio sostenibilità che assegnerete al Merano WineFestival? 

Intendiamo rafforzare il valore che può nascere dalla sincera volontà di fare impresa in maniera corretta e condivisa. Un premio che è innanzitutto una forma di gratitudine nei confronti di chi è solidale nel quotidiano, con l’augurio che, in futuro, comportamenti virtuosi diventino una nobile abitudine.

Il sughero e il Porto nel cuore

Il tappo che ha un cuore

• Ho condiviso l’invito di Carlos Veloso Dos Santos, amministratore delegato Amorim Cork Italia, con Alessandro Scorsone responsabile di Perlage Italia nella guida Touring Club Italiano Vinibuoni d’Italia ed Helmuth Köcher, presidente di Merano WineFestival. L’arrivo a Lisbona ci riserva immediatamente un pomeriggio ricco di sorprese, di emozioni e di approfondimenti conoscitivi inaspettati.

• Un’ora di macchina e ci addentriamo nel Mutado, come viene chiamata la sughereta in portoghese. Non ci sono i decorticatori, inizieranno verso la fine del mese di maggio, tuttavia il racconto di Carlos, così ricco di particolari, e lo spettacolo della foresta sono uno scenario coinvolgente. Attraverso le sue parole, è come se stessimo assistendo al rito, percependo il rumore della corteccia che si stacca dall'albero, grazie alla maestria degli operai che, con una piccola accetta, procedono con millimetrica precisione all'incisione verticale, spogliando la pianta del suo strato superiore. Un errore sarebbe fatale per il futuro della successiva decorticazione.

Nel Mutado

• La metà del sughero prodotto in tutto il mondo proviene dai 740 mila ettari delle sugherete portoghesi. Un comparto che dà lavoro a più di 100 mila persone, 8 mila impiegate solo nella raccolta stagionale. Intere famiglie qui vivono grazie alla raccolta e alla lavorazione della corteccia della quercia.

“Sono queste alcune delle caratteristiche che rendono il sughero un materiale unico - spiega Carlos - ed è difficile, se non impossibile, trovare un altro materiale con queste peculiarità. Il sughero è una materia prima rinnovabile e riciclabile al 100%”.

Non è questa affermazione a stupire me e i miei colleghi, quanto piuttosto il fatto che lo sfruttamento economico della quercia da sughero diventa un’azione che favorisce la conservazione della biodiversità. Sembrerebbe una contraddizione e, invece, il sughereto - continua Carlos - è uno dei più ricchi ecosistemi del mondo e per questo è stato inserito tra i 35 esempi di biodiversità più importanti del pianeta. La conservazione di tale biodiversità e l’espansione dei sughereti sono possibili solo grazie al valore economico e ambientale che il sughero riveste: il solo Portogallo produce oltre il 50% del sughero a livello globale. Le foglie perse ciclicamente dalla quercia permettono la produzione di materia organica che mantiene fertili i terreni e migliora la ritenzione d’acqua piovana. La quercia rappresenta un naturale baluardo contro gli incendi forestali e, allo stesso tempo, le sue chiome frondose contrastano il forte vento proteggendo la terra dall'erosione eolica e dalla desertificazione”.

45 anni per un tappo

Nella foresta incontriamo querce giovani e centenarie, pertanto è quasi scontato chiedere quali sono i tempi che intercorrono per la produzione della preziosa corteccia.

“A 20/25 anni dalla sua nascita - spiega Carlos - la quercia da sughero è protagonista della prima decortica. Un sughero che non verrà utilizzato per la produzione di tappi, lo spessore infatti non è sufficiente. Pertanto il sughero ottenuto verrà indirizzato verso prodotti di bioedilizia, di design, pavimentazioni... Come per le querce centenarie, l’intervallo tra una decortica e quella successiva è di circa 10 anni. Tuttavia per poter ottenere dalla corteccia di una giovane quercia dei tappi di sughero è necessario aspettare la terza decortica, quindi passeranno quasi 45 anni prima che dall’albero possa essere prelevato sughero valido per la produzione di tappi”. L’intera filiera del sughero è l’esatta traduzione dell’espressione eredità della terra. Solo i nipoti e i pronipoti godranno del frutto della quercia piantata oggi, in un ciclo di vita che durerà più di cent’anni”.

Da una tonnellata 65 mila tappi

• Per scoprire la lavorazione del prodotto ci dirigiamo ad Amorim Florestal ovvero presso la più grande industria portoghese in questo campo. La nascita del Gruppo Amorim risale al 1870, con la creazione di una piccola unità di produzione di tappi di sughero. Oggi Amorin detiene una posizione leader nel mondo dei tappi di sughero e nelle diversificazioni in altri settori che vanno dall’immobiliare al tessile, alle telecomunicazioni.

L’unità di misura con cui si pesa e si paga il sughero è l’arroba che corrisponde a 15 chilogrammi e il sughero può venire a costare, a seconda della qualità della materia prima, anche 30/40 euro. Con ogni tonnellata di sughero si produrranno poco più di 65 mila tappi. Ma come nasce un tappo di sughero?

L’occhio umano e i processi ottici

• A Santa Maria de Lamas, sorge Amorim Florestal. Qui una distesa senza fine di cataste, modula con le cortecce, le arrobas, un mare ondulato che si distende per 11 ettari pennellati con colori e trame differenti in base ai mesi di stagionatura. Infatti, il sughero, una volta raccolto deve restare almeno 6 mesi ad essiccare all’aria aperta. È solo dopo questo lasso di tempo che si procede alla trasformazione. Le cortecce protagoniste sono quelle del raccolto dell’anno precedente, che sono pronte per essere immerse negli enormi bollitori. Un’ora di bagno a 90-100 gradi pulisce il sughero, elimina i microorganismi ed incrementa la flessibilità e l’elasticità delle cortecce, che, una volta pulite, necessitano di un periodo di stabilizzazione.

• Dopo il loro appiattimento, le tavole migliori vengono selezionate e perforate tramite un procedimento manuale o semi-automatico. Una mansione importante, destinata solo ai migliori operai. Il processo passa poi attraverso il perfezionamento del singolo tappo, eliminando tutte le imperfezioni, sia con l’impiego dell’occhio umano, sia tramite processi ottici. Controlli infiniti dedicati a garantire i tappi uno per uno attraverso pratiche di certosina, impressionante e - per me - inimmaginabile precisione nella ricerca della massima qualità. Infine il tappo è pronto per essere marchiato.

 

Lotta al TCA

• A questi successi produttivi, Amorim Cork Italia affianca una spietata lotta al TCA, ovvero il tricloroanisolo responsabile del famigerato sentore di tappo che insidia il vino. Qui ognuno di noi è rimasto strabiliato, perché l’avanguardia tecnologica di Amorim, analizzando con il metodo NDtech uno per uno ogni tappo, riesce a rilevare la presenza di una molecola con un grado di 0,5 nanogrammi di TCA per litro e rimuovere automaticamente i tappi incriminati. Il livello di precisione necessario per soddisfare questo standard su scala industriale è stupefacente, se si considera che la soglia di rilevamento di 0,5 nanogrammi/litro è l’equivalente di una goccia d’acqua in 800 piscine olimpioniche. Altro fattore strabiliante è la velocità: NDtech è l’ultimo passo verso la realizzazione di un sistema di cromatografia rapida senza precedenti, che riesce ad analizzare ogni singolo pezzo in pochi secondi superando ogni record delle macchine. “Con questo sistema - ci spiega Carlos - l’azienda raggiunge una performance sensoriale inedita, ottenendo un risultato che nessun produttore di tappi in sughero naturale è mai riuscito a raggiungere; un risultato unico nel settore in termini di perfezione sensoriale.”

Non solo tappi, ma l’eccitante seduzione del Porto

• Porto, la città eletta Best European Destination per il 2017, nonostante i suoi 800 mila abitanti, mi ha colpito per il suo essere a misura d’uomo. Sono tante le cose che mi vengono in mente quando ripenso alle lunghe passeggiate del tardo pomeriggio e della notte. I colori, tanti e brillanti, creano una sinfonia in ogni angolo della città, in particolare nella Ribeira e nelle facciate antiche delle case dei pescatori affacciate sulle rive del Douro. Gli azulejos, le tipiche mattonelline colorate che ricoprono spesso le mura di chiese e cattedrali e di edifici pubblici, come la hall della stazione, rimandano a storie antiche e ad un passato che le frotte di turisti, giovani soprattutto, sanno ricercare negli stili e nei linguaggi architettonici della città. Porto, patrimonio Unesco, è un concentrato di arte romanica, gotica, barocca, neoclassica che convive perfettamente con le audaci opere contemporanee.

 

• Graham’s a Vila Nova de Gaia

Ma Porto è vino e la sorpresa è stata la visita alle cantine Graham’s. Siamo approdati a Vila Nova de Gaia in una fresca giornata bagnata da un fantozziano acquazzone che ci ha seguiti da Porto. La Graham’s è stata fondata nel 1820 dai fratelli scozzesi William e John Graham. I vini vengono trasportati fino alle cantine sulle barche, dalla Valle del Douro che si trova a circa 100 chilometri da Oporto. Le tenute (Quintas), distribuite su circa 2000 ettari di vigneti, sono quattro: Quinta Do Tua, Quinta Da Vila Velha, Quinta Das Lages e la famosa Quinta Dos Malvedos, culla dei superbi vini Graham’s, dove il micro-clima caldo e secco si combina perfettamente al terreno scistoso, creando le condizioni ideali per la crescita e la maturazione dei vigneti Le uve utilizzate per la produzione del Porto sono circa un centinaio, ma le più diffuse sono il Tinta Cao, il Tinta Barroca, il Touriga Nacional, il Touriga Francesca e il Tinta Roriz.

Carlos sorride sornione, quando ci fa accomodare per una seduta di degustazione, che alla fine si è rivelata straordinaria.

Iniziamo con due annate di Ruby, caratterizzate nel bouquet dagli aromi di frutti di bosco e di prugna; le annate li differenziano per intensità e per scorrevolezza, ma in entrambi il sapore è corposo, armonico e fruttato, tipico dei vini più “giovani”.

Passiamo ai Porto Tawny che, pur essendo prodotti da uve rosse, si differenziano dal Ruby per il procedimento di lavorazione e di invecchiamento. Infatti attraverso l’affinamento in botti di legno, che consente la “respirazione” e l’ossidazione controllata, i Tawny assumono un colore aranciato ed ambrato, con sentori gusto-olfattivi di frutta secca, ma anche di cioccolato, miele, cannella o caffè.

Il culmine è il Tawny 1972. Quarantacinque anni di nobiltà assoluta. Difficile ricordare tutte le sensazioni, se non cercando di rivivere un susseguirsi di emozioni, caroselli lessicali per trovare le descrizioni più esaustive, ma mai complete; sentimenti sospesi per l’incalzare di nuove sfere evocative… celestiale sinfonia di musiche paradisiache.

• Sul fiume

Il giorno dopo, 100 chilometri ci conducono da Porto al fiume Douro. Arriviamo a Quinta Nova de Nossa Senhora do Carmo, ristrutturata nel 1999 proprio da Amorim; una delle nuove tenute simbolo della valle del Douro. Dei 120 ettari di terreno appartenenti alla “quinta”, attualmente 85 sono coltivati a viti. I vigneti si trovano su terrazze - patamares - a un’altitudine media di 300 metri sul livello del mare. Quinta Nova de Nossa Senhora do Carmo non è solo cantina, ma un rilassante resort e un invitante ristorante dove ai piatti di ricerca territoriale abbiamo abbinato gli ottimi vini della proprietà, illustrati dalle cordialissime e colte parole del wine maker Jorge Alves.

Il panorama dalla quinta è immenso e ci introduce a quella fascia di circa 250.000 ettari di vigneti che rappresenta uno dei più affascinanti paesaggi rurali costruiti dall’uomo. Ovunque terreni aspri e scoscesi; terrazzamenti che si sovrappongono ad altri terrazzamenti, fatti ad uno ad uno a mano, dove lo sguardo si perde tra chilometri e chilometri di filari di vite, e dove s’intuisce subito che il Porto è un nettare di passione.

Ora per la sua migliore conservazione ci vorrà un tappo “maiuscolo”.

Mario Busso