Barbera, Il vino che svela il Monferrato

 

La prima citazione della Barbera appare in un documento catastale del 1512 del comune di Chieri, nei pressi di Torino. Circa 100 anni dopo, nel 1609, in una lettera rinvenuta nell’Archivio Comunale di Nizza Monferrato, risulta che vennero inviati “nel Contado di Nizza de la Paglia appositi incaricati per assaggiare il vino di questi vigneti, e in particolare lo vino Barbera per servizio di S.A. Serenissima il Duca di Mantova e di pagargli al giusto prezzo”.

Il silenzio di secoli si interrompe quando nel 1873, nei trattati di ampelografia di Leardi e Demaria a proposito della Barbera, si legge “… È vitigno conosciutissimo ed una delle basi principali dei vini dell’Astigiano e del basso Monferrato, dove è indigeno e da lunghissimo tempo coltivato…”.

Quando nel XIX secolo, con la nascita della piccola proprietà contadina, la viticoltura prese grande impulso in Piemonte, il vitigno Barbera venne scelto perché si trattava di un’uva che produceva in

modo regolare con una buona resa in mosto; forniva vini piuttosto alcolici e colorati, in più l’elevata acidità fissa facilitava la conservazione del vino.

Nizza Monferrato e il suo circondario furono l’area dove il vigneto di Barbera venne coltivato in purezza varietale, mentre nelle altre aree del Monferrato e del Tortonese era più frequente il vigneto “misto” e nelle Langhe e nel Roero, pur essendo ben presente, era superato per superficie dal Nebbiolo e dal Dolcetto.

Alla fine degli anni ‘80 l’anima della Barbera, quella d’Asti e del Monferrato, esplose grazie a un grandissimo personaggio: Giacomo Bologna, il vignaiolo genio che trasformò la Barbera togliendole la patina plebea per sollevarla a vino di pregio. Quando l’Italia del vino fu messa in ginocchio dallo scandalo del metanolo, comprò una pagina su La Stampa, non per farsi pubblicità. Fece solo scrivere, come uno slogan su un muro: “W la Barbera”.

Il resto è storia recente. L’innalzamento della qualità fu perseguito attraverso il miglioramento delle tecniche di vigneto, la selezione clonale, la riduzione delle rese per favorire una più alta qualità, la scelta oculata della data di vendemmia. In cantina, le nuove tecnologie favorirono il controllo della fermentazione malolattica, il cui meccanismo non era conosciuto fino a qualche decina di anni fa, per cui il vino fu reso più morbido al palato; infine l’affinamento in botti di legno di rovere e in barrique innalzò il vino ai piani nobili.

La Barbera non è un vitigno “cosmopolita”, infatti fornisce le sue migliori performance enologiche, con vini di corpo, struttura e complessità, nella fascia collinare del Piemonte compresa tra la pianura del Po a nord e gli Appennini a sud, e in Lombardia nella zona dell’Oltrepò Pavese.

Il vitigno predilige esposizioni calde e soleggiate e terreni calcarei piuttosto ricchi di limo e argilla e carbonati.

L’area di coltivazione piemontese coincide con il vasto comprensorio collinare noto ai geologi come bacino terziario piemontese, originato dal sollevamento del letto del mare, e la concentrazione maggiore

la troviamo nel Sud Astigiano, tra Tanaro e Belbo (Nizza, Vinchio, Agliano, Costigliole…) con prevalenza della Docg Barbera d’Asti, e, con minore intensità, ma sempre come vitigno principale, a Nord del Tanaro (Nord Astigiano e Monferrato Casalese) con le denominazioni Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato.

Il vitigno lo troviamo anche molto diffuso nelle Langhe e nel Roero con la Doc Barbera d’Alba, con il nome Barbera preceduto dal territorio nelle Doc Colli Tortonesi, Colline Pinerolesi, Colline Torinesi, Colline Novaresi, Canavese, Piemonte e, senza citazione del nome del vitigno, nella composizione delle seguenti Doc: Rubino di Cantavenna, Gabiano, Alba, Coste della Sesia Rosso, Langhe Rosso e Monferrato Rosso. La Barbera è dunque uno dei vitigni più rappresentativi del Piemonte e interessa circa il 35% dei 53.000 ettari di superficie vitata della regione.

Nessun tipo di rovere o di contenitore può sostituirsi alla qualità dell’uva e tanto meno al vigneto, perché finalmente i vignaioli hanno imparato che proprio dal vigneto trae origine la qualità che caratterizza il millesimo di quel vino. Oggi la carta d’identità di un vino di eccellenza è molto complessa, ma, oltre alle caratteristiche organolettiche intrinseche al vino, si chiede che alle spalle abbia un territorio ben definito, una storia importante e la testimonianza che abbia fatto parte della cultura della civiltà contadina.

La Barbera possiede tutte queste caratteristiche e le manifesta soprattutto in quel territorio che nell’Astigiano e nel Monferrato, oggi, è per buona parte patrimonio dell’Unesco.

Oggi la Barbera rappresenta senza dubbio, e forse più di ogni altro vino, un prodotto in continua evoluzione, che cresce seguendo le nuove conoscenze in campo viticolo ed enologico e che, per qualità e numeri, può essere proposto a un pubblico contemporaneamente curioso, esigente e vasto. Ottenuta la Doc nel 1970, a pieno titolo è considerata tra i più importanti vini rossi italiani e conquista crescenti consensi a livello internazionale, perché trova interpretazione in una ricca gamma di vini, contraddistinti da stili ben definiti: quelli che non subiscono alcun passaggio in botti di legno, per non perdere le caratteristiche primarie; quelli che maturano in botti di grandi dimensioni, per migliorare in complessità nel rispetto della tradizione; quelli che si completano con un passaggio in piccole botti di rovere, acquisendo stoffa ed eleganza, rivolte a un gusto più internazionale.

Ci sono sfumature differenti che caratterizzano la Barbera d’Asti in base ai territori e ai vigneti di origine e alle tecniche di vinificazione. Alcuni caratteri comuni sono il colore rosso rubino, particolarmente intenso nelle tipologie Superiore, tendente al granato con l’invecchiamento. Il profumo è vinoso ed è marcato il frutto: la ciliegia, la prugna, le bacche scure, che evolvono in sentori di confettura e frutta sottospirito, quindi note più o meno intense balsamiche, speziate e talvolta floreali; con la maturazione in legno sviluppa sentori di cannella, cacao e liquirizia. Al gusto risulta piena, l’impatto in bocca è di grande immediatezza, calore e armonia. La vena acidula tipica del vitigno, che nelle vinificazioni moderne è equilibrata e non eccessiva, le conferisce freschezza e grande facilità di abbinamento con il cibo. L’affinamento regala complessità e ricchezza di tannini dolci e vellutati e una lunga persistenza gusto-olfattiva. La Barbera d’Asti Superiore è ottenuta da attente cure e selezioni delle uve in vigneto ed è affinata in cantina per un periodo minimo di dodici mesi, durante il quale deve trascorrere almeno sei mesi in botti di legno, completato da un periodo di maturazione in bottiglia. Si tratta di vini molto longevi, che si apprezzano anche dopo dieci anni di permanenza in bottiglia.

Il Nizza Docg, ottenuto al 100% con sole uve Barbera, gode della specifica denominazione territoriale garantita dal dicembre 2014; prevede anche la dicitura Riserva. In base al disciplinare può esserci anche la menzione della vigna seguita dal relativo toponimo, con rese medie di 6,3 tonnellate ad ettaro contro le 7 della menzione riserva.

La Doc Monferrato che accompagna la Barbera è la più estesa: comprende le aree collinari viticole della provincia di Asti e tre comprensori viticoli (su cinque) di quella di Alessandria, che fanno capo alle tre cittadine di Acqui, Casale Monferrato e Ovada. Il disciplinare di produzione prevede oltre al vitigno Barbera il possibile impiego di altri vitigni, Freisa, Dolcetto o Grignolino, fino a un massimo del 15%. Ne esiste una versione tradizionale vivace, cioè leggermente effervescente, da consumare giovane. C’è poi la versione più austera della Barbera del Monferrato, la Superiore che, come la Barbera d’Asti, è un vino Docg dal 2008. Il disciplinare prevede un periodo di affinamento in botti di rovere, piccole o grandi. Nella maggioranza dei casi può essere frutto di Barbera in purezza o di assemblaggio con un massimo del 15% di Freisa (utilizzata nel Monferrato Casalese), Dolcetto (impiegato nell’Alto Monferrato) o Grignolino.

La Barbera può essere vino da tutto pasto, completa e soddisfacente in ogni occasione. Se affinata e strutturata sposa particolarmente bene i secondi piatti quali gli arrosti, il coniglio, il fritto misto e i formaggi a pasta dura dal gusto potente; più giovane, esalta oltremodo anche i tradizionali minestroni piemontesi (da quello di ceci e costine di maiale a quello di fave) e le polente tipiche, che caratterizzano la ‘cucina povera’ astigiana.

Una giovane Barbera è inseparabile dal piatto, che per antonomasia, racconta il Piemonte, ovvero la bagna caôda, ma anche con l’insalata di carne cruda di fassone piemontese, con i peperoni scottati alla fiamma, i fiori di zucchino ripieni; il cardo gobbo di Nizza con fonduta; tra i primi piatti gli agnolotti quadrati e quelli del plin; tra i secondi, il fritto misto piemotese, il bollito (con vari tagli di carne bovina piemontese compresa la testina).

Le suggestioni turistiche del Monferrato sono in grado di mescolare un paesaggio di dolci colline con testimonianze storiche di prima rilevanza, città di grande fascino e piccoli insediamenti dominati da castelli. Il Monferrato, infatti, terra ricca di storia e di tradizione, coniuga un paesaggio in gran parte integro nei suoi caratteri originali. Per ammirarlo e gustarlo al meglio, la Strada del Vino del Monferrato Astigiano (www.stradadelvinomonferrato.it) propone una serie di itinerari, attività ed eventi; un’ottima occasione per fermarsi qualche giorno sul territorio, scegliendo tra B&B, agriturismi, Relais…  Il mio consiglio vi porta a scoprire la pace, il relax e il confort di Tenuta Montemagno Relais&Wines.

 

Tenuta Montemagno Relais&Wines

Via Cascina Valfossato 9, 14030 Montemagno AT

Tel.0141 63624

www.tenutamontemagno.it

 

Una raffinata signora in rosso rubino

Una raffinata signora in rosso rubino, dal profumo avvolgente, attira come una calamita gli sguardi e l’attenzione degli  invitati riuniti a Palazzo Barolo per festeggiare i settanta anni di storia del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato. Il suo nome è Barbera ed è lei  la protagonista della serata Barbera 70 e delle due degustazioni, la prima condotta da Joe Roberts, fondatore di 1WineDude.com, uno dei più influenti e popolari blog sul vino negli USA riservata d un selezionato pubblico di produttori e giornalisti; la seconda con la partecipazione di Adua Villa, sommelier Master Class per gli appassionati, circa 400 persone, che hanno affollato le sale di Palazzo Barolo.
Joe Roberts ha evidenziato i diversi volti della Barbera compiendo un percorso tra le peculiarità delle Barbera prodotte all’estero e quelle del vino che si produce in Italia nel suo territorio di elezione soffermandosi sulla versatilità del vitigno e sui diversi territori. Tre batterie di vini, la prima che Joe Roberts definisce “varietale” con Barbera d’Asti docg 2015, Bodega Norton 2012 Mendoza Argentina, Sveti Martin Kakavostno ZGP 2013 nella Valle del Vipacco in Slovenia, Quattrocchi barbera 2013 Mendoza Argentina. Il vitigno in Argentina, soprattutto nelle regioni di Mendoza e San Juan ai piedi delle Ande, è stato portato dagli emigranti italiani e ci sono produttori consolidati come Norton. I due vini esprimono pienamente le qualità organolettiche identificative del vitigno, ma il clima caldo della regione e l’affinamento in legno riservano delle sorprese, con aromi estremamente complessi e balsamici seguiti anche da accenni di pepe. Interessante l’interpretazione della  barbera della valle del Vipacco in prossimità con il confine con l’Italia, a pochi chilometri da Gorizia, una valle dedicata alla coltivazione della vite, soprattutto vitigni a bacca bianca,  fin dal tempo dei romani.
Seconda batteria dedicata ai vini premium, un termine molto  usato negli Stati Uniti per descrivere una classificazione di qualità superiore del vino. Nizza docg 2014 Italia, Montevina barbera 2013 USA, barbera d’Asti docg superiore 2013 Italia. Notevole struttura ed eccellente equilibrio per le due barbere di casa ed una piacevole sorpresa per la barbera Montevina della California, nella zona vinicola Amador situata ai piedi della Sierra Nevada nella parte nord della California dove ogni anno si svolge anche un Barbera Festival (la date per il 2017: 16 settembre) dove circa 80 aziende viticole provenienti da ogni parte della California portano in degustazioni le loro interpretazioni del vitigno.
Terza batteria, vini dalla personalità molto marcata, quasi eccessiva. Boeger Winery 2013 Usa e Vi- Vin Saksida Barbera Selekctija 2011 Slovenia. Per il primo vino ci troviamo di nuovo in California nella regione El Dorado, un tempo celebre per l'oro, una zona montuosa con clima fresco. Una Barbera carica di colore con aromi di tabacco fresco, frutta matura, liquirizia; piena al palato. Per l’ultimo siamo sempre nella Valle del Vipacco, una esplosione di profumi, amarene, ribes e frutta di bosco. Spezie, vaniglia, alcol: una super barbera che non credo abbia convinto molti.
Lei, la signora in rosso, continua a sorprenderci:  di classe, elegante, versatile, può sedersi alla tavola di tutti i giorni come a quella delle grandi occasioni confrontandosi senza timore con i grandi vini del mondo.

 

Ecco il “ Nizza Docg”

Anche gli occhi dei Langhetti sono puntati sul territorio astigiano che gravita attorno a Nizza. Qui stanno investendo note aziende produttrici di Barolo, che hanno intravisto nella Barbera di Nizza rosei orizzonti in termini di potenzialità enoiche e di conseguente risposta dei mercati. Un’attenzione che nasce anche dai proibitivi prezzi dei vigneti di Barolo che in particolari cru hanno raggiunto quotazioni di 2,5 milioni a ettaro. Ecco dunque una nuova frontiera rappresentata da un vitigno, quello della Barbera, tra i più storici e importanti del Piemonte. Il vino che se ne ottiene raggiunge ora un nuovo vertice qualitativo, infatti dal 1 luglio 2016 è possibile imbottigliare il Nizza Docg, la “super Barbera d’Asti”, voluta dall’Associazione Produttori del Nizza, “per dimostrare quello che sappiamo da tempo, ovvero che la Barbera, oltre ad essere un vitigno che dà vita a tradizionali vini per la quotidianità, è capace di dare anche grandi vini da invecchiamento”, come ha sottolineato nella presentazione ufficiale il presidente dell’Associazione Gianni Bertolino. Un vino, il Nizza Docg, che “di fatto già esiste da tempo. Esportato per oltre il 50% della produzione, è posizionato nei più importanti ristoranti del mondo”, come ha sottolineato Stefano Chiarlo.
Promuovendo il ruolo del territorio, ora è possibile imbottigliarlo con il solo nome delle colline da cui nasce ovvero quelle di Nizza Monferrato e di altri 17 Comuni limitrofi. Il disciplinare è molto rigido - 100% Barbera, resa massima 70 quintali per ettaro – ed è stato voluto inizialmente dai piccoli produttori che hanno poi coinvolto diverse cantine - a oggi 43 - che condividono l’idea di valorizzare al massimo l’intera area di produzione.
Sono 200 gli ettari “del Nizza” e dalla vendemmia 2014 verranno prodotte circa 500.000 bottiglie. Ma la Docg sta crescendo e nella vendemmia 2015 gli ettolitri rivendicati sono 5.667 per un totale di 750.000 bottiglie potenziali, ma non va dimenticato che le superfici dove si potrebbe produrre il Nizza Docg sono composte da 720 ettari, per un futuro di oltre 4,5 milioni di bottiglie.

Onav -Vinibuoni d’Italia a Torino

La guida Vinibuoni d’Italia edizione 2016, l’unica dedicata ai vitigni autoctoni, si è presentata alla sezione Onav di Torino. La serata è stata coordinata dal delegato per Torino e Piemonte, Guido Raynero e da Piera Genta, nella duplice veste di coordinatrice del Piemonte per la guida Vinibuoni d’Italia e responsabile dell’Ufficio stampa dell’Onav. Un centinaio i presenti, attratti dalla possibilità di conoscere la guida del Touring Club Italiano, che attraverso la partecipazione del curatore nazionale Mario Busso è approdata a Torino, nona tappa di un tour gradito dai wine lovers e dai produttori per l’impegno dimostrato nel promuovere le eccellenze enoiche italiane.
• Mario Busso ha spiegato quali sono gli indirizzi che persegue la guida ormai da 13 anni, una guida che ha puntato a valorizzare non solo i vini da vitigni autoctoni, ma soprattutto la piacevolezza di beva dei vini e la loro capcità di essere identitari di un territorio in corrispondenza con il vitigno da cui nascono. Un obbiettivo che negli ultimi anni inseguono anche altre guide e noti giornalisti di settore, primo fra tutti Parker. Una conversione la sua, rispetto a quanto sosteneva in passato, che convalida le scelte ormai consolidate e riconosciute dai mercati che fin dal 2004 la guida Vinibuoni d’Italia porta avanti.
• Il focus della serata è stato dedicato ad un vino protagonista assoluto dello scacchiere enologico piemontese, la Barbera d’Asti. A questo vino nell’edizione 2016 di Vinibuoni d’Italia è stato dedicato un inserto specifico realizzato in collaborazione con il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato e la Banca d’Asti. In rappresentanza del Consorzio era presente il responsabile della comunicazione, Daniele Becchi che con approfondita competenza professionale e con sincera passione ha sottolineato la poliedricità della Barbera d’Asti e la nuova immagine attraverso cui questo vino viene oggi comunicato dal Consorzio.
• Altro momento clou della serata una verticale di Barbera d’Asti superiore dell’azienda Poggio Ridente; presenti la titolare Cecilia Zucca con il marito Luigi Dezzani, enologo e interprete dei vini dell’azienda messi in degustazione con le annate 2012-11-10-09-08. La Barbera d’Asti 2012 che si è presentata con netti profumi di frutta rossa, fiori e quel tanto di spezie che l’hanno resa intrigante, ha dimostrato eleganza e finezza, ricchezza e pienezza per chiudere su note fresche. Spiccata la bevibilità su cui si sono soffermati Mario Busso e Piera Genta, che hanno ritrovato ed evidenziato questa caratteristica, unita alla finezza nel file rouge che ha accompagnato l’intera degustazione. Strepitosi il 2009 e il 2008 su cui hanno espresso il loro indice di preferenza tutti gli ospiti della serata, con predilezione del 2009, dove insieme al frutto giocavano le spezie ben bilanciate nelle cessioni dei legni grandi e delle barriques; spezie che diventano parte integrante della struttura ed esaltano la naturale propensione del vitigno, quando ben interpretato, all’invecchiamento.
• La serata si è conclusa in bellezza con la degustazione di una selezione di Barbera d’Asti presentata dal Consorzio e un’ampia proposta di vini premiati dalla guida Vinibuoni d’Italia 2016 in abbinamento ai Salumi Levoni, tra cui spiccava il Gentile tipo Felino: un metro e mezzo di bontà, vinto da Piera Genta in occasione del Premio giornalistico indetto a Merano Winefestival 2015 da Vinibuoni d’Italia e Levoni e messo in degustazione per tutti gli ospiti dello straodinario evento torinese.

Barbera, il territorio in un bicchiere

Nessun altro vino rosso italiano è cresciuto nella stima generale dei consumatori quanto la Barbera, perché versatile e declinabile in stili ed esigenze di consumo diverse, ma soprattutto perché ha in sé le potenzialità di riuscire a soddisfare la domanda mondiale di qualità e di quantità. Protagonista della viticoltura piemontese, il Barbera è di gran lunga il vitigno più diffuso in tutte le aree vitivinicole della Regione. A livello nazionale contende al Sangiovese il primato produttivo, infatti è presente anche in modo significativo nell’Oltrepò Pavese e nel Piacentino, dove assume altre denominazioni nel vino a cui dà origine; infine il vitigno è anche coltivato nel sud della Penisola e in Sardegna. Le sue terre di elezione sono tuttavia l’Astigiano e il Monferrato.

500 anni di storia
La prima citazione della Barbera appare in un documento catastale del 1512 del comune di Chieri, nei pressi di Torino. Circa 100 anni dopo, nel 1609, in una lettera rinvenuta nell’Archivio Comunale di Nizza Monferrato, risulta che vennero inviati “nel Contado di Nizza de la Paglia appositi incaricati per assaggiare il vino di questi vigneti, e in particolare lo vino Barbera per servizio di S.A. Serenissima il Duca di Mantova e di pagargli al giusto prezzo”.
Il silenzio di secoli si interrompe quando nel 1873, nei trattati di ampelografia di Leardi e Demaria a proposito della Barbera, si legge “… È vitigno conosciutissimo ed una delle basi principali dei vini dell’Astigiano e del basso Monferrato, dove è indigeno e da lunghissimo tempo coltivato…”.
Quando nel XIX secolo, con la nascita della piccola proprietà contadina, la viticoltura prese grande impulso in Piemonte, il vitigno Barbera venne scelto perché si trattava di un’uva che produceva in modo regolare con una buona resa in mosto; forniva vini piuttosto alcolici e colorati, in più l’elevata acidità fissa facilitava la conservazione del vino. Nizza Monferrato e il suo circondario furono l’area dove il vigneto di Barbera venne coltivato in purezza varietale, mentre nelle altre aree del Monferrato e del Tortonese era più frequente il vigneto “misto” e nelle Langhe e nel Roero, pur essendo ben presente, era superato per superficie dal Nebbiolo e dal Dolcetto.

… la svolta
I motivi per cui i produttori dell’Astigiano continuano a preferire questo vitigno rispetto ad altri sono un po’ diversi da quelli di un tempo. Il vino non è più un alimento a basso prezzo, ma un piacere della vita, e la Barbera, quando coltivata nelle zone più vocate, è in grado con i suoi vini di dare grandi soddisfazioni ai consumatori. I segnali del risveglio partirono negli anni Sessanta per opera di Arturo Bersano di Nizza, il primo a saper infondere nella Barbera le suggestioni e il plusvalore del territorio, della sua storia, della cultura e della civiltà contadina.
In seguito cantori appassionati e poetici come Gianni Brera, Mario Soldati, Luigi Veronelli, seppero celebrare la disperata resistenza della Barbera vino caparbiamente indomito e incrollabile come la gente delle sue colline. In quegli anni - racconta Gianluigi Bera - di clamorose sofisticazioni, di spregevoli frodi, di continue contraffazioni Guido Ceronetti lamentò in un suo scritto la scomparsa del vino genuino e Arturo Bersano gli rispose con un passo rimasto celebre “... mandiamogli un vino nascosto, vino da resurrezione, vino che daresti soltanto a tua madre malata...”.
Quel vino, manco a dirlo, era la Barbera, vino dall’anima misteriosa e potente, vino dalla spiritualità fatta di terra e di lune, di segreti e di stagioni.
Alla fine degli anni ‘80 l’anima della Barbera esplose grazie a un grandissimo personaggio: Giacomo Bologna.
Il resto è storia recente. L’innalzamento della qualità fu perseguito attraverso il miglioramento delle tecniche di vigneto, la selezione clonale, la riduzione delle rese per favorire una più alta qualità, la scelta oculata della data di vendemmia. In cantina, le nuove tecnologie favorirono il controllo della fermentazione malolattica, il cui meccanismo non era conosciuto fino a qualche decina di anni fa, per cui il vino fu reso più morbido al palato; infine l’affinamento in botti di legno di rovere e in barrique innalzò il vino ai piani nobili.

… un autoctono riservato
Il Barbera non è un vitigno “cosmopolita”, infatti fornisce le sue migliori performance enologiche, con vini di corpo, struttura e complessità, nella fascia collinare del Piemonte meridionale, compresa tra la pianura del Po a Nord e gli Appennini a Sud. Il vitigno predilige esposizioni calde e soleggiate e terreni calcarei piuttosto ricchi di limo e argilla e carbonati.
L’area di coltivazione coincide con il vasto comprensorio collinare noto ai geologi come bacino terziario piemontese, originato dal sollevamento del letto del mare, e la concentrazione maggiore la troviamo nel Sud Astigiano, tra Tanaro e Belbo (Nizza, Vinchio, Agliano, Costigliole…) con prevalenza della Docg Barbera d’Asti, e, con minore intensità, ma sempre come vitigno principale, a Nord del Tanaro (Nord Astigiano e Monferrato Casalese) con le denominazioni Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato.
Il vitigno lo troviamo molto diffuso nelle Langhe e nel Roero con la Doc Barbera d’Alba, con il nome Barbera preceduto dal territorio nelle Doc Colli Tortonesi, Colline Pinerolesi, Colline Torinesi, Colline Novaresi, Canavese, Piemonte e, senza citazione del nome del vitigno, nella composizione delle seguenti Doc: Rubino di Cantavenna, Gabiano, Alba, Coste della Sesia Rosso, Langhe Rosso e Monferrato Rosso. Il Barbera è dunque uno dei vitigni più rappresentativi del Piemonte e interessa circa il 35% dei 53000 ettari di superficie vitata della regione.

… come nasce unA grande Barbera
Nessun tipo di rovere o di contenitore può sostituirsi alla qualità dell’uva e tanto meno al vigneto, perché finalmente i vignaioli hanno imparato che proprio dal vigneto trae origine la qualità che caratterizza il millesimo di quel vino. Oggi la carta d’identità di un vino di eccellenza è molto complessa, ma oltre alle caratteristiche organolettiche intrinseche al vino, si chiede che alle spalle abbia un territorio ben definito, una storia importante e la testimonianza che abbia fatto parte della cultura della civiltà contadina. La Barbera possiede tutte queste caratteristiche e le manifesta soprattutto in quel territorio che nell’Astigiano e nel Monferrato, oggi, è per buona parte patrimonio dell’Unesco. Nel sogno di un grande wine maker - Donato Lanati - paradossalmente il Piemonte attraverso questo grande vino avrebbe le carte in regola per competere con la più importante regione vinicola europea: la Borgogna, infatti, rispetto al Barolo o al Brunello, la Barbera ha il grande vantaggio di avere una potenzialità produttiva di 60 milioni di bottiglie…

… ma la Barbera è soprattutto Asti
Oggi la Barbera rappresenta senza dubbio, e forse più di ogni altro vino, un prodotto in continua evoluzione, che cresce seguendo le nuove conoscenze in campo viticolo ed enologico e che, per qualità e numeri, può essere proposto a un pubblico contemporaneamente curioso, esigente e vasto. Ottenuta la Doc nel 1970, a pieno titolo è considerata tra i più importanti vini rossi italiani e conquista crescenti consensi a livello internazionale, perché trova interpretazione in una ricca gamma di vini, contraddistinti da stili ben definiti: quelli che non subiscono alcun passaggio in botti di legno, per non perdere le caratteristiche primarie; quelli che maturano in botti di grandi dimensioni, per migliorare in complessità nel rispetto della tradizione; quelli che si completano con un passaggio in piccole botti di rovere, acquisendo stoffa ed eleganza, rivolte a un gusto più internazionale.

… dal 2008 una Docg di forte personalità con le sue sottozone
Le vigne devono essere piantate in collina, con esclusione del versante nord. Il vino deve essere ottenuto da uve Barbera dal 90% al 100%, con possibilità di assemblaggio con altri vitigni autorizzati in Piemonte, non aromatici, fino a un massimo del 10%. Ci sono sfumature differenti che caratterizzano la Barbera d’Asti in base ai territori e ai vigneti di origine e alle tecniche di vinificazione. Alcuni caratteri comuni sono il colore rosso rubino, particolarmente intenso nelle tipologie Superiore, tendente al granato con l’invecchiamento. Il profumo è vinoso ed è marcato il frutto: la ciliegia, la prugna, le bacche scure, che evolvono in sentori di confettura e frutta sottospirito, quindi note più o meno intense balsamiche, speziate e talvolta floreali; con la maturazione in legno sviluppa sentori di cannella, cacao e liquirizia. Al gusto risulta piena, l’impatto in bocca è di grande immediatezza, calore e armonia. La vena acidula tipica del vitigno, che nelle vinificazioni moderne è equilibrata e non eccessiva, le conferisce freschezza e grande facilità di abbinamento con il cibo. L’affinamento regala complessità e ricchezza di tannini dolci e vellutati e una lunga persistenza gusto-olfattiva.
La Barbera d’Asti Superiore è ottenuta da attente cure e selezioni delle uve in vigneto ed è affinata in cantina per un periodo minimo di dodici mesi, durante il quale deve trascorrere almeno sei mesi in botti di legno, completato da un periodo di maturazione in bottiglia. Si tratta di vini molto longevi, che si apprezzano anche dopo dieci anni di permanenza in bottiglia.
La versione Superiore può avvalersi dell’indicazione delle sottozone:
“Tinella” quando interessa l’intero territorio dei seguenti comuni: Costigliole d’Asti, Calosso, Castagnole Lanze, Coazzolo, e Isola d’Asti limitatamente al territorio situato a destra della strada Asti-Montegrosso;
“Colli Astiani o Astiano” è possibile assegnarlo ai vini di Azzano, Mongardino, Montaldo Scarampi, Montegrosso d’Asti, Rocca d’Arazzo, Vigliano; di Asti, limitatamente alla circoscrizione Montemarzo e San Marzanotto Valle Tanaro, e di Isola d’Asti solo per il territorio situato a sinistra della strada Asti-Montegrosso.

… il Nizza
Il Nizza Docg, ottenuto al 100% con sole uve Barbera, gode della specifica denominazione territoriale dal dicembre 2014; prevede anche la dicitura riserva e ricade sull’intero territorio dei seguenti comuni: Agliano, Belveglio, Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Cortiglione, Incisa Scappacino, Mombaruzzo, Mombercelli, Nizza Monferrato, Vaglio serra, Vinchio, Bruno, Rocchetta Palafea, Mosca, San Marzano Oliveto. In base al disciplinare può esserci anche la menzione della vigna seguita dal relativo toponimo, con rese medie di 6,3 tonnellate ad ettaro contro le 7 della menzione riserva.

… ma anche Barbera del Monferrato Doc e Docg
È la Doc più estesa: comprende le aree collinari viticole della provincia di Asti e tre comprensori viticoli (su cinque) di quella di Alessandria, che fanno capo alle tre cittadine di Acqui, Casale Monferrato e Ovada. Il disciplinare di produzione prevede oltre al vitigno Barbera il possibile impiego di altri vitigni, Freisa, Dolcetto o Grignolino, fino a un massimo del 15%. Ne esiste una versione tradizionale vivace, cioè leggermente effervescente, da consumare giovane.
C’è poi la versione più austera della Barbera del Monferrato, la Superiore che, come la Barbera d’Asti, è un vino Docg dal 2008. Il disciplinare prevede un periodo di affinamento in botti di rovere, piccole o grandi. Nella maggioranza dei casi può essere frutto di Barbera in purezza o di assemblaggio con un massimo del 15% di Freisa (utilizzata nel Monferrato Casalese), Dolcetto (impiegato nell’Alto Monferrato) o Grignolino.

… poliedrica negli abbinamenti
La Barbera può essere vino da tutto pasto, completa e soddisfacente in ogni occasione. Se affinata e strutturata sposa particolarmente bene i secondi piatti quali gli arrosti, il coniglio, il fritto misto e i formaggi a pasta dura dal gusto potente, ma, più giovane, esalta oltremodo anche i tradizionali minestroni piemontesi (da quello di ceci e costine di maiale a quello di fave) e le polente tipiche, che la ‘cucina povera’ astigiana ha prodotto e tramandato quale patrimonio di cultura gastronomica, dalla polenta con il cavolo a quella con la bagna d’infern, da quella con merluzzo al verde a quella concia. Una giovane Barbera è inseparabile dal piatto, che per antonomasia, racconta il Piemonte, ovvero la bagna caôda. Originaria proprio del Monferrato è da sempre il piatto della convivialità. Nella bagna s’intingono i più vari ortaggi, che la terra astigiana dava e dà ancora con generosità, alcuni dei quali hanno ottenuto importanti riconoscimenti per la loro tipicità ed eccellenza qualitativa, come i peperoni quadrati di Motta, i cardi gobbi di Nizza, la cipolla bionda di Asti...
La Barbera accompagnava e accompagna tutt’oggi piatti tipici come le trippe, gli zampini di maiale (batsuà), i ceci con la testina o la coda di bue. Le versioni di Barbera meno impegnative si abbinano da sempre al carpione delle vallate del Tanaro, un modo del tutto particolare di rendere meglio commestibili e conservare alcuni pesci d’acqua dolce, come carpe, tinche e barbi, dalla carne saporita ma molto liscosa.
C’è poi la cucina borghese che con questo vino si esalta, dall’insalata di carne cruda di fassone piemontese, alle acciughe al verde, al vitello tonnato; dai peperoni scottati alla fiamma, ai fiori di zucchino ripieni; dal cardo gobbo di Nizza con fonduta, ai nervetti in insalata... Tra i primi piatti gli agnolotti quadrati e quelli del plin, i tajarin e i risotti del Casalese. Poi tra i secondi, eccellono il fritto misto (di cervello, animella, fegato, cotoletta, mela, amaretto, semolino, salsiccia, fungo), il bollito (con vari tagli di carne bovina piemontese compresa la testina, più la gallina), la tasca ripiena, la frittata rognosa (con salame ed erbe), quella di rane e quella di lavertin (cime di luppolo) e il collo di tacchino ripieno.

… poi la versione passita con i dolci della tradizione
I dolci del Monferrato astigiano sono in prevalenza secchi. Un abbinamento curioso è accompagnarli con le versioni di Barbera passita che alcune aziende producono. Da provare con gli amaretti di Mombaruzzo, i baci di dama, i crumiri di Casale, i finocchini di Refrancore, le polentine del Palio, la torta monferrina, la tirà, i canestrelli di Cinaglio.
A questi si possono aggiungere il famoso bunet con l’amaretto, la torta di castagne e su tutti le pere cotte con la Barbera.

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ricettario Barbera

 

 

Presentazione Vinibuoni 2016 & Focus sulla Barbera

La guida Vinibuoni d’Italia edizione 2016, l’unica dedicata ai vitigni autoctoni, si presenta alla sezione Onav di Torino con una serata esclusiva che prevede alle ore 20,30 una verticale di Barbera superiore annate 2008, 2009, 2010, 2011 e 2012 dell'azienda Poggio Ridente di Cocconato d'Asti.
A seguire un banco di assaggio di alcuni vini che hanno ottenuto il massimo punteggio nella guida stessa ed una selezione di Barbera presentata dal Consorzio Barbera d'Asti e vini del Monferrato.
In abbinamento ai vini è prevista la degustazione di alcuni prodotti di arte norcina del salumificio Levoni, con il taglio del Salame Gentile Levoni nel formato speciale da un metro e mezzo.
Parteciperanno alla serata Mario Busso, curatore nazionale della Guida, Cecilia Zucca produttrice, Luigi Dezzani, enologo e il presidente del Consorzio Barbera d'Asti e vini del Monferrato,
Filippo Mobrici.

Il contributo di partecipazione è fissato in €15,00 per i soci, €25,00 per i non soci.
L’evento è aperto a tutti.

Le prenotazioni sono possibili al seguente link: www.onav.it 

oppure scrivendo a  torino@onav.it

Hotel Diplomatic
via Cernaia 42 10122 Torino

 

 

La guida Vinibuoni d’Italia edizione 2016,

LA BARBERA D’ASTI E’ UN VINOBUONO

Asti, 20 gennaio - Per comprendere il ruolo della barbera d’Asti è sufficiente osservare i numeri della guida Vinibuoni d’Italia: 47 aziende recensite, 9 corone d’oro e 7 corone arancio assegnate, rendono la DOCG astigiana indiscussa protagonista della qualità vitivinicola piemontese.

“La crescita della barbera d’Asti è sotto gli occhi di tutti – sentenzia il curatore nazionale della guida Vinibuoni d’Italia Mario Busso -, e questo lo si deve ad un grande lavoro che la filiera ha compiuto su sé stessa e sul prodotto. Credo che la strada imboccata, fatta di territorialità e qualità, non possa che rilanciare sempre di più l’immagine di questo vitigno, espressione compiuta del Piemonte da bere”.

“Poiché l’attenzione posta da Vinibuoni d’Italia all’identità territoriale è la stessa che anima il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato – dichiara il Presidente Filippo Mobrici – la nostra soddisfazione per questi numeri è doppia. A tal proposito voglio ringraziare tutte le aziende che quotidianamente si impegnano affinché la Barbera cresca, garantendo loro che il Consorzio farà tutto quello potrà perché a questa crescita qualitativa corrisponda un riconoscimento economico, effettivo e duraturo”

“Siamo contenti di questo duplice premio – ci dice Mauro Pavia, che assieme alla propria famiglia gestisce l’azienda Agostino Pavia & Figli, una delle quattro ad aver ottenuto tanto la corona d’oro quanto quella arancio –. Il percorso per realizzare un grande vino è costellato di fatiche ed errori, per questo oggi ci godiamo questo riconoscimento, nell’auspicio che non sia che il primo di una lunga serie”.

L’evento di premiazione e la consegna dei diplomi di merito, organizzata in collaborazione anche con la Banca di Asti e il Consorzio della Barbera d’Asti, si terrà giovedì 21 gennaio, presso la sala Congressi della Banca di Asti, in Piazza della Libertà 23, ad Asti, a partire dalle h 17.00.