Vitigni rari e antichi

Con l’edizione 2023 di Vinibuoni d’Italia, la guida compie 20 anni. Un lungo percorso scandito dall' intenzione di promuovere e valorizzare il patrimonio vitivinicolo della Penisola imperniato sulla ricchezza rapresentata dai vitigni autoctoni di cui è ricca l’Italia. Oltre mille vitigni, di cui circa 400 varietà utlizzate nella produzione di vini unici che descrivono, nel loro messaggio culturale, la tipicità di un territorio. Nel corso di questi anni, Vinibuoni d’Italia ha avuto un ruolo decisivo nell’orientare l’opinione pubblica e giornalistica verso un settore che attualmente suscita non solo interesse, ma guida l’orientamento dei consumi e dei mercati. Molti i critici di settore e gli opinion leader che hanno dedicato i loro approfondimenti e studi alla viticoltura storica e tipica della Penisola, che con la sua ricchezza dei suoi giacimenti è superiore a quella di Spagna, Francia e Grecia messe insieme. Con il suo impegno ventennale la guida ha soddisfatto non solo la curiosità degli appassionati, non solo ha stimolato la voglia di conoscere degli operatori del settore, ma ha anche promosso molti vignaioli di nicchia, proponendoli in termini più riconosciuti e visibili.
Nel racconto dei vitigni autoctoni si è cimentato anche Ivano Asperti nel suo libro 'Vitigni, vini rari e antichi. Le unicità dell’Italia enoica', che ha ottenuto il Premio Speciale ai 'Gourmand World Cookbook Award 2021' nella sezione 'Drink Culture', imponendosi tra oltre 1.500 pubblicazioni provenienti da più di 200 Paesi e regioni del mondo. Oltre 290 vitigni del ricco e, a volte, poco conosciuto e valorizzato giacimento viticolo del nostro Paese, alcuni dei quali coltivati in piccolissimi fazzoletti di terra in ogni latitudine e longitudine del Belpaese; vera e propria ricchezza storico-viticola italiana che una nicchia di coltivatori “di frontiera” sta coraggiosamente tentando di salvaguardare e di proporre all’attenzione di un mercato sempre più attento alla scelta di prodotti identitari e di filiera.

Vini ad alta quota

Sempre di più i vignaioli italiani amano il Metodo Classico e hanno voglia di cimentarsi affrontando questa sfida. La spinta a cercare di utilizzare vitigni “non tradizionali”, soprattutto autoctoni, invoglia a scoprire se un vitigno a cui si è affezionati per tradizione e territorio può essere adatto per la spumantizzazione.
Così negli ultimi dieci anni molti produttori, situati al di fuori dalle quattro zone classiche (Franciacorta, Trento, Oltrepò pavese e Alta langa), hanno iniziato a produrre Metodo Classico senza ricorrere alle basi di Chardonnay, Pinot Nero, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Meunier, che sono i vitigni classici alla base degli Champagne.
Se il Lessini Durello ha fatto storia a sè ed è ormai attore di primo piano degli spumanti metodo classico italiani, altri territori e altri vitigni hanno portato alla ribalta etichette straordinarie. In un paese come il nostro, che può vantare un patrimonio ampelografico vastissimo, da Nord a Sud, prospera una grande varietà di vitigni con cui si possono creare delle bollicine lodevoli. Ma sono molto interessanti anche le sperimentazioni che vengono fatte in fase di affinamento che spaziano dalle altezze montane più elevate ai fondali marini.
Riporto l’esperienza della Cave Mont Blanc che è impegnata da ormai 10 anni nella sperimentazione e produzione di uno spumante ad alta quota sulla base di Priè Blanc; una realtà resa possibile con la collaborazione tra la cantina e la società delle Guide alpine di Courmayeur.
Il 20 luglio 2009 viene 'picozzata' in vetta al Monte Bianco la prima bottiglia di Metodo Classico Extra Brut 'Cuvée des Guides', in omaggio alla montagna ed alle sue guide, ma anche in omaggio al Prié Blanc vitigno autoctono valdostano a bacca bianca franco di piede.
La lavorazione della Cuvée des Guides, che veniva svolta interamente al Rifugio Monzino, continua ora il suo percorso con le funivie Monte Bianco al Pavillon a quota 2173 m. Il 'tirage' viene fatto nella nuova cantina in quota a cui seguirà, dopo 24 mesi, il 'dégorgement'.
L’altitudine, la pressione atmosferica, la temperatura dei 2173 m e le particolari attenzioni richieste in lavorazione, determinano caratteristiche inimitabili. Le diverse analisi di laboratori nazionali ed esteri, le molteplici degustazioni comparative, le particolarità del Prié Blanc, portano a considerare le bottiglie prodotte, un unicum nel panorama enologico mondiale.
Non solo gli spumanti, ma anche i vini invecchiati ad alta quota hanno proprietà organolettiche migliori dei lotti di riferimento affinati in pianura. Sono queste le conclusioni a cui sono arrivati gli chef - tre stelle Michelin - René e Maxime Meilleur che dal 2004 studiano l'influenza dell’altitudine sulla maturazione non solo del vino, ma anche del cibo. A questo scopo hanno conservato una botte della Cuvée Ursus 2019 della cantina Clos de l’Ours (Provenza) nella cantina del loro ristorante ad alta quota, a 2.700 m. Dopo due anni di invecchiamento, il vino è stato confrontato con la botte del vino identico conservata nella cantina a 230 m sul livello del mare. La conclusione dei vari operatori e sommelier presenti in degustazione è stata che il vino d’alta quota aveva un sapore più denso, più lungo e più armonioso, con una carica tannica molto più elegante.
In Italia, in Alto Adige, la Cantina St. Pauls dal 2011 matura il “Pinò 3000” - una cuvée dei loro Pinot Noir - a 3.048 m, mentre la Cantina di Tramin invecchia il suo Gewürztraminer 'Epokale' per sette anni in una galleria mineraria a più di 2.000 m di altitudine.

di Mario Busso

Vinitaly si apre sempre di più al mondo

Dall’Europa agli Stati Uniti, da Singapore al Giappone, dall’Eurasia fino agli emergenti mercati africani. Accelera il piano strategico di Veronafiere per l’edizione numero 54 di Vinitaly che, con più di 4mila aziende espositrici, ritorna dal 10 al 13 aprile prossimo traguardando il tutto esaurito. Nella campagna già avviata, sono 60 i Paesi coinvolti dal programma di promozione, comunicazione e incoming targato dalla Spa fieristica e da Ice Agenzia che condividono, oltre a un investimento complessivo da 3 milioni euro, anche la selezione di una business list di 500 top buyer da tutto il mondo, a cui si aggiungeranno migliaia di operatori nazionali e internazionali
«Stiamo riscontrando un alto tasso di fiducia e di aspettativa sia da parte degli operatori internazionali che dalle aziende espositrici. Ad ora – commenta il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – abbiamo già l’adesione di delegazioni che coprono le aree di Canada, Usa con particolare riguardo a Midwest, West Coast e Texas, oltre che Singapore, Malaysia e, per l’Europa, di Regno Unito, paesi Scandinavi, Danimarca, Paesi Bassi, Germania, Svizzera e da alcuni dei paesi più interessanti dell’Est Europa, ad iniziare dalla Polonia. Inoltre, stiamo lavorando con il ministero degli Affari esteri per creare un corridoio specifico col Giappone che favorisca la presenza degli operatori del Sol Levante. Stiamo ricevendo riscontri molto positivi dalla regione eurasiatica e da quelle piazze potenzialmente interessate al vino tricolore che erano in stand by a causa delle limitazioni. Inoltre, in questi giorni abbiamo chiuso un accordo di collaborazione strategica con alcune aziende espositrici per l’attuazione di un ulteriore piano straordinario di incoming dal valore di 1 milione di euro».
Tra le azioni di Veronafiere anche i roadshow di Vinitaly con 3 tappe estere organizzate da Veronafiere in sinergia sempre con Ice e il ministero degli Affari esteri, che hanno inserito il brand fieristico di promozione del vino nella campagna “Italy is simply extraordinary: Be IT”, attiva da novembre scorso su 26 mercati target per il made in Italy.
Sarà Shenzhen, il 26 febbraio, ad aprire il calendario di Vinitaly roadshow, a seguire Mosca, il 3 marzo, con una conferenza stampa e un walk around tasting previsti a conclusione dei corsi Via – Vinitaly international academy. A seguire, l’8 marzo, sarà la volta di New York, quindi Londra il 14 marzo, Monaco di Baviera (17marzo), mentre Chengdu chiuderà il tour promozionale (20-23 marzo) in vista del 54° Vinitaly, che si svolgerà in contemporanea a Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino olio e birra e a Sol&Agrifood, la rassegna dedicata all’agroalimentare di qualità.

Il Prosecco illumina Times Square a New York

Il Prosecco scopre una nuova passione, il cinema. La scelta sembra azzeccata, anzi vincente considerando la quantità di prestigiosi premi che sta incassando a livello internazionale con i cortometraggi finora prodotti: da 'Lightness that inspires' (C. Guttadauro, 2021) al recente fashion movie 'The Italian Genio' (W. Maser, 2022), che con lo spot dedicato al Prosecco Doc Rosé, stanno illuminando gli enormi ledwall che si affacciano sulla Times Square di New York.

“Dopo aver accompagnato le più preziose opere esposte nei musei, - spiega il presidente della Doc Prosecco Stefano Zanette - dopo aver brindato nei camerini dei teatri, dopo aver celebrato ogni possibile espressione del talento umano in qualsiasi forma artistica, dopo essersi fatto interprete e portabandiera di quell’Italian Genio che il mondo ci riconosce, toccava al Prosecco Doc diventare protagonista”. Il soggetto da celebrare ora è solo lui, al centro di un filone di racconti per immagini che conducono lo spettatore per mano in sequenze che tolgono il fiato.
Il Prosecco Doc in questi giorni è dunque protagonista a Times Square: in uno dei mega schermi che dal 1904 caratterizzano la frequentatissima piazza, icona della Grande Mela, nello specifico sulla Crown Digital, si alternano tre video che hanno per soggetto protagonista il Prosecco Doc e il Prosecco Doc nella sua versione Rosé.
Ci sono gli spezzoni inconfondibili dell’opera Lightness That Inspires realizzata da Carlo Guttadauro, presentata lo scorso settembre alla Mostra del Cinema di Venezia nello Spazio della Veneto Film Commission: un supercorto che sta continuando a collezionare numerosi premi prestigiosi in tutto il mondo.

Appaiono poi dei frame dello spot che il Consorzio ha dedicato al Prosecco Doc Rosé, l’enfant prodige il cui successo internazionale, non ultimo quello conseguito recentemente al Wine Paris / Vinexpo di Parigi, non finisce di stupire.

Infine, ultimo solo in termini di tempo, il fashion Movie The Italian Genio: l’opera, diretta dal celebre fotografo Wayne Maser, per celebrare le pregiate bollicine del Prosecco Doc utilizzando i sinuosi linguaggi emozionali tipicamente utilizzati nel mondo della moda e del lifestyle. Un estratto del filmato è stato battuto all’asta da Christie’s sotto forma di NFT, un’opera di criptoarte che ha portato per la prima volta la Digital Art nel mondo del vino.

Ecologia e sviluppo sostenibile nella valorizzazione delle DOP e IGP

Agroqualità Spa, società di certificazione specializzata nel settore agroalimentare del Gruppo Rina e del Sistema Camerale Italiano, accompagnerà da oggi, insieme a Origin Italia, CSQA Certificazioni e Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, il percorso di evoluzione della Fondazione Qualivita, per affrontare le nuove priorità del settore fissate dalla transizione ecologica e dallo sviluppo sostenibile. Viene a delinearsi così una compagine tutta italiana, nella convinzione che il made in Italy debba far coesione mettendo insieme le espressioni più importanti del Paese per difendere i propri prodotti e favorire l’innovazione e la crescita culturale

L’ingresso di Agroqualità in Qualivita - ha commentato Enrico De Micheli, Amministratore Delegato della società - testimonia l’importante lavoro portato avanti dalla Fondazione nel corso degli anni con l’intento di valorizzare il sistema delle Indicazioni Geografiche. In particolare, le attività svolte hanno notevolmente contribuito al superamento del concetto di qualità legato solo alla tradizione e affermato un modello produttivo più allargato e non di nicchia. In quest’ottica, Agroqualità fornirà il proprio contributo, sia mettendo a disposizione la propria ventennale esperienza nel controllo dei prodotti DOP e IGP, sia promuovendo una visione strategica della qualità sempre più diffusa, al fine di affrontare le nuove sfide che la transizione ecologica sta imponendo al settore”

Siamo soddisfatti – ha dichiarato Cesare Mazzetti, Presidente della Fondazione Qualivita - che una società come Agroqualità, con specifiche competenze nella certificazione e tracciabilità di cibo e vino e con un forte radicamento sul territorio grazie al sistema camerale, possa contribuire al sostegno della Fondazione attraverso la decennale esperienza nel settore della qualità”.

Viti a piede franco candidate al patrimonio Unesco

La Campania - come ci spiega Pasquale Carlo curatore della regione per Vinibuoni d’Italia - è ricca di viti monumentali, vigneti vecchi che hanno più di un secolo di vita. Una ricchezza dovuta soprattutto alle caratteristiche dei suoi suoli vulcanici, ma anche alla strenua difesa che in alcuni territori ha visto protagonisti produttori appassionati e testardi.

Tra queste vigne ci sono quelle che ai Feudi di San Gregorio chiamano i “Patriarchi”. Siamo in Irpinia e parliamo di piante allevate a piede franco, su suoli di matrice vulcanica e sabbiosa, scampate al flagello della fillossera che da queste parti arrivò tardi, nel secondo decennio del Novecento. Ceppi che da tempo sono oggetto di un progetto di ricerca scientifica e genetica, che si avvale di contributi importanti: da Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano, a Luigi Moio, ordinario di viticoltura dell’Università di Napoli”.

Come si evince parliamo di un inestimabile tesoro genetico, diventato parte del patrimonio dell’importante azienda irpina.

Le viti più interessanti sono state codificate e riprodotte, e vivono nei nuovi impianti di aglianico nel vigneto chiamato “Dal Re”.

“Le viti centenarie di aglianico a Taurasi - dichiara Antonio Capaldo, timoniere di Feudi di San Gregorio - non sono soltanto un simbolo o una testimonianza storica. Sono la linfa vitale per tutti i nostri nuovi impianti, che nascono dalle sue gemme. L’equilibrio che i nostri “Patriarchi” hanno raggiunto negli anni - continua Capaldo - ci insegna molto su quella che potrebbe essere la migliore viticoltura per il futuro, non solo in termini di biodiversità, ma anche in termini di sostenibilità. Questa grande risorsa costituisce una importante banca dati che permetterà di sbagliare meno in merito alle scelte agronomiche, soprattutto in termini di metodi di allevamento, di equilibrio foliare...”.

Proprio Feudi di San Gregorio fa parte del gruppo europeo di viticoltori "Francs de Pied", presieduto da Loïc Pasquet di Bordeaux, che sta lavorando al riconoscimento dei vitigni prefillossera da parte dell'Unesco. Il gruppo è stato fondato a Monte Carlo sotto il patrocinio del principe Alberto II. Oltre a Loïc Pasquet, fanno parte dell’associazione noti viticoltori della scena enologica europea tra i quali gli italiani Andrea Polidoro di Cupano (Montalcino), Contrada Contro (Marche), e Feudi di San Gregorio (Campania).

Un comitato scientifico sta attualmente lavorando con “Francs de Pied” per preparare la candidatura Unesco. È prevista anche una certificazione per aiutare i consumatori a riconoscere i vini prodotti con uve di viti non innestate e il comitato scientifico sarà responsabile della certificazione delle bottiglie.

IL “GLOBAL” DRINK WINE DAY CON VINIBUONI D’ITALIA

Dagli Stati Uniti al resto del mondo: i winelovers degli Usa si apprestano a celebrare il 18 Febbraio la giornata dedicata alla cultura del vino. Pur essendo il Drink Wine diffuso soprattutto negli Stati Uniti d'America, sono sempre di più i winelovers di tutto il mondo che hanno iniziato ad appuntare la data sul calendario, tanto che il sito di enoappassionati australiani travellingcorkscrew.com.au ha lanciato una sorta di "decalogo" con l’obiettivo di trasformare l’evento nazionale statunitense in evento globale. L’obbiettivo è quello di diffondere l'amore per il vino e, nelle giuste misure, i suoi benefici anche per la salute.

Ecco il decalogo

1 - Organizza un tuo personale evento dedicato al vino;

2 - Visita una regione a interesse vitivinicolo;

3 - Iscriviti a un corso di avvicinamento al vino;

4 - Acquista on-line qualche bottiglia;

5 - Prova i vini di una cantina che non conosci ancora;

6 - Impara l’arte del sabrage;

7 - Studia qualche nuova terminologia legata al mondo del vino;

8 - Cucina qualcosa di particolare e trova il vino che si abbina meglio;

Nell’aderire idealmente a questa festa mondiale dedicata a Bacco e alla cultura del vino, l’invito della guida è quello di percorrere lo Stivale e lasciarsi cogliere dalle sorprese e dalle emozioni che i vini da vitigni autoctoni riservano.

Chi ci legge può divertirsi:

- Organizzando un evento personale dedicato un vino poco conosciuto. Conoscete l’Albugnano, il Buttafuoco, la Catalanesca o il Bovale?

- Visitando una regione a interesse vinicolo poco conosciuto come il Molise dove i produttori hanno portato al successo il vino Tintillia.

- Acquistando una bottiglia on-line, senza cadere nel risaputo. Fatevi sorprendere da un Mantonico calabrese, da un Ribona marchigiano o da un Verdesca pugliese.

- Scegliendo alcuni dei vini indicati provate a scopriire la realtà di piccole cantine che poi varrà la pena visitare, cogliendo i tratti di territori fuori dalle rotte solite che vi sorprenderanno per la bellezza paesaggistica e per l’accoglienza.

- Imparando l’arte del sabrage, ricordatevi che a Milano esiste una scuola per diplomarsi sciabolatori di spumante. Nella vostra ricerca di bolle, ci sono scoperte interessanti perchè oltre agli affermati Franciacorta, Trento e Oltrepò pavese, il consiglio è quello di indirizzare la vostra curiosità verso quegli spumanti metodo classico ottenuti da vini base provenienti da vitigni autoctoni. Scoprirete un nuovo mondo di affascinanti effervescenze.

- Studiando qualche nuovo termine cercate nella storia. Già i Greci usavano più di cento aggettivi per descriverlo; Plinio in epoca romana anticipava le buone regole della degustazione moderna e nel medioevo la Scuola Salernitana segnalava i criteri della degustazione:“Vina probantur odore, sapore, nitore”. I vini si riconoscono buoni dal profumo, dal sapore e dalla limpidezza.

- Cucinando qualcosa in fatto di abbinamenti lasciatevi suggestionare delle parole di Luigi Veronelli: “Il sapore di un cibo, quasi sempre, scopre le qualità di un vino e le esalta; a loro volta le qualità di un vino completano il piacere di un cibo e lo spiritualizzano…a volte i vini cercano cibi di paesi lontani…falli incontrare… stupirai per lo slancio e l’ardore e l’abbraccio…”.

Amarone super Star

È quanto emerso ill 15 febbraio dalla conferenza stampa del Consorzio tutela vini Valpolicella.

Cresce di poco il vigneto, ora a 8.573 ettari (+2%), aumenta significativamente la produzione (+8,6% sul 2020), ma arriva soprattutto dal mercato il dato più eclatante, con un risultato sulle vendite che registra un incremento di oltre il 16% sul 2020.

Secondo l’indagine compiuta da Nomisma Wine Monitor su un campione di imprese rappresentativo del 50% della produzione imbottigliata, il rimbalzo che si è registrato lo scorso anno ha interessato in particolare la domanda italiana, con uno scatto rispetto al 2020 del 31% a valore e un export in crescita dell’8% anche grazie ad un incremento nel prezzo medio.

• La miglior performance la fa segnare l’Amarone, protagonista di un autentico boom di vendite (+24%) ben oltre la media nazionale sia nelle esportazioni (+16%) che soprattutto in Italia, dove segna un +39% a valore.

Per il re della Valpolicella, il cui prodotto prende la strada per l’estero per oltre il 60% delle bottiglie vendute, i top mercati sono stati Canada, Stati Uniti e Svizzera, seguiti a ruota da Regno Unito e Germania.

I risultati presentati oggi – ha detto il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Christian Marchesini - confermano l’ottimo stato di salute di una denominazione che ha saputo reagire nel migliore dei modi all’emergenza”.

• Bene, secondo il focus, anche il Valpolicella Ripasso che chiude l’anno a +15%, complice anche qui l’exploit sul mercato interno (+34%; dato che si alza al +43% per le piccole imprese) a fronte di una variazione più timida dell’export (+5%) e un prezzo medio sostanzialmente stabile.