Vinchio - Vaglio

Se credere nel futuro è stato da sempre una delle massime auree a cui si è ispirata la filosofia produttiva ed etica della Viticoltori Associati di Vinchio e Vaglio, lo è a maggior ragione se una delle tipologie oggi più amate dai consumatori è quella rosata, metafora di un bere fresco, piacevole e profumato.
Tre Vescovi Rosé Brut Metodo Classico: per la cantina ‘regina della Barbera’ non poteva mancare uno spumante a base 100% Barbera. Dopo trentasei mesi di permanenza sui lieviti si presenta complesso all’olfatto e al gusto e straordinariamente duttile negli accompagnamenti gastronomici.
Castel del Mago Rosé Extra Dry, spumante rosato da uve aromatiche selezionate, è una bollicina dai profumi delicati e floreali, in bocca è gradevolmente fresco, sapido ed equilibrato.
Rosa di Rovo, vino ottenuto da uve rosse aromatiche il cui mosto, dopo un breve contatto con la buccia, viene fatto fermentare a temperatura controllata (20 °C) per conservare nel vino il fruttato e la fragranza delle uve da cui proviene, ha un colore rosso cerasuolo pallido molto accattivante, un profumo delicatamente aromatico e un gusto sapido e asciutto. Il futuro è rosa anche quando non è del tutto rosato.

Vinchio - Vaglio
Regione San Pancrazio, 1
Vinchio (AT)
Tel. 0141 950903
www.vinchio.com

Batasiolo

Batasiolo è la storia della famiglia Dogliani, che da quasi cinquant’anni mantiene il controllo diretto su tutta la filiera, dalla vigna all’imbottigliamento, tra i paesaggi collinari delle Langhe, i territori che hanno reso celebri i vini piemontesi nel mondo.
Nel 1978 i Dogliani acquistano la storica cantina Kiola con i suoi sette ‘beni’, nei più pregiati territori di vinificazione del Nebbiolo da Barolo.
Il Moscato Spumante Rosé è un vino scintillante e profumato di bassissima gradazione alcolica, caratterizzato da un leggero perlage: assemblaggio del nobile vitigno aromatico Moscato Bianco al 96% con uve Brachetto. Subisce la presa di spuma con Metodo Charmat e affina in acciaio sui propri lieviti per almeno sei mesi, ha una gradazione alcolica moderata di 7,5% e l’assaggio gioca su vari livelli di eleganza bilanciando freschezza e dolcezza.
Il Rosato Batasiolo è il risultato di una rigorosa ricerca di equilibrio tra le varie componenti dell’assemblaggio: il Nebbiolo che conferisce struttura, il Dolcetto rotondità e la Barbera acidità. Colore rosa di bella intensità, brillante con riflessi buccia di cipolla. Al naso: un bouquet ricco di frutta dove la pesca è molto presente ed è accompagnata da delicati tocchi esotici, non completamente maturi.

Batasiolo
Fraz. Annunziata, 87
La Morra (CN)
Tel. 0173 50131
www.batasiolo.com

Vinchio - Vaglio

Sessant’anni appena compiuti, una storia lunga ma tuttora in piena evoluzione, per la Viticoltori Associati di Vinchio e Vaglio, fondata nel febbraio del 1959 e diventata un modello di come la giusta interpretazione del sistema cooperativo possa diventare sinonimo di alta qualità produttiva e di irrinunciabile azione a tutela del territorio: quello delle magnifiche colline tra Valle Belbo e Val Tiglione, in provincia di Asti, da qualche anno riconosciute patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Forte dell’incrollabile convinzione che sia necessario perseguire senza esitazioni il “grande avvenire che sta alle nostre spalle”, questa realtà - 185 soci per quasi 500 ettari di vigneto associato e oltre 9 milioni di fatturato - ha oggi i suoi fiori all’occhiello nelle grandi e storiche Barbera, come la Barbera d’Asti Docg Superiore Vigne Vecchie, oppure la Barbera d’Asti Docg Superiore I Tre Vescovi che con l’annata 2018 ha cambiato veste senza perdere però di vista la tradizione. Vinchio - Vaglio non ha rinunciato a prendere atto del mutare dei gusti dei consumatori e delle ‘innovazioni’ colturali in atto, di qui la nascita di prodotti come il Piemonte Doc Pinot Nero Gajera e l’Alta Langa Docg. Più che sfide, grandi scenari futuri sempre in evoluzione.

Vinchio - Vaglio
Regione San Pancrazio, 1
Vinchio (AT)
Tel. 0141 950903
www.vinchio.com

Tenuta Montemagno

Tenuta Montemagno si trova nel cuore del Monferrato, terra ricca di grandi tradizioni vinicole. Dalla cima della torre dell’antico casale del Cinquecento, già indicato su mappe napoleoniche, si domina l’intera proprietà che si estende su ben quattro comuni: Montemagno, Altavilla, Viarigi e Casorzo. La Tenuta è il luogo ideale per suggestive vacanze e piacevoli fine settimana tra natura, storia, cultura ed enogastronomia, coccolati da caldi paesaggi e degustazioni.
Per brevi soggiorni o lunghe permanenze sono disponibili intime stanze e accoglienti suite. A disposizione degli ospiti anche una stupenda piscina a sfioro e una spa dall’atmosfera rilassante, dove gli ospiti possono utilizzare sauna e doccia con idromassaggio. Il ristorante, sempre a uso esclusivo degli ospiti, rappresenta un’importante tappa del viaggio esperienziale offerto dalla Tenuta. Freschezza o sapori forti, leggerezza o proposte elaborate, trovano l’ideale connubio con la proposta enologica: in carta si possono trovare tutti i vini della Tenuta Montemagno, come Mysterium, la Barbera d’Asti Docg Superiore prodotta dalle più antiche vigne della Tenuta, Invictus, il Ruchè di Castagnole Monferrato Docg, e Solis Vis, un Timorasso vinificato in purezza, elegante e dalla piacevole freschezza.

Tenuta Montemagno
Via Cascina Valfossato, 9
Montemagno (AT)
Tel. 0141 63624
www.tenutamontemagno.it

Sordo

L’azienda agricola Sordo Giovanni, a conduzione familiare da tre generazioni, fu fondata, a Castiglione Falletto, nel 1912 da Giuseppe. La svolta venne con suo figlio Giovanni e la moglie Maria che comprarono vigneti preziosi di Nebbiolo per Barolo, i Sorì. Con una superficie totale di 53 ettari è l’unica cantina a produrre otto cru.
Le attrezzature e i macchinari utilizzati per la vinificazione, lo stoccaggio e il confezionamento sono di ultimissima generazione, dotati di ambiente sterile e impianto ad azoto per ottenere solo prodotti finiti di altissima qualità.
Grazie a tre cantine sotterranee per l’invecchiamento, con 135 botti grandi tradizionali di rovere di Slavonia - legno delicato ed elegante che permette al vino di esprimere il suo sapore autentico e di far emergere il terroir - si ottiene una perfetta evoluzione dei vini. Ogni anno oltre cinquemila ospiti da tutto il mondo visitano la cantina vivendo un’esperienza unica e indimenticabile.La visita guidata ha inizio dalla cantina storica: partendo dalla vinificazione e passando vicino alle imponenti botti si scende a dodici metri sotto terra fino ai suggestivi infernot delle ‘Riserve speciali di famiglia’, si attraversa il tunnel dei Magnum e Jeroboam e si conclude nella tasting room da 120 posti e nello showroo.

Sordo
Via Alba Barolo, 175
Castiglione Falletto (CN)
Tel. 0173 62853
www.sordogiovanni.it

Presentazione della Guida a WineAround

Vinibuoni d’Italia rafforza il legame con WineAround per la terza edizione del festival.
Oltre alla consueta presenza del banco di degustazione Enoteca Italia il programma della manifestazione prevede un appuntamento con le eccellenze piemontesi e valdostane.

Sabato 3 dicembre

dalle ore 18 – Sala incontri di WineAround

presso la Fondazione Amleto Bertoni  - Piazza Montebello 1 - SALUZZO (CN)

LA PRESENTAZIONE

Presentazione regionale dell’edizione 2017 della guida e consegna dei diplomi alle aziende premiate del Piemonte e della Valle d’Aosta. Ingresso libero.

LA DEGUSTAZIONE

Degustazione degli oltre 90 vini premiati del Piemonte e della Valle d’Aosta, accompagnati da un buffet di salumi Levoni
Costo 10 Euro
, fino ad esaurimento posti, acquistabile in cassa o in prevendita a prezzo scontato.

per info e prenotazioni: info@winearound.it

 

 

Vinibuoni d’Italia premia le sorelle Tibaldi a Cin Roero 2016

Sotto le mura del Castello di Monticello d'Alba, a Cin Roero 2016 si è brindato con i vini della rive gauche del fiume Tanaro, presentati per l'occasione dalle giovani generazioni di produttori del Roero.
Madrina della manifestazione è stata la guida Vinibuoni d’Italia che ha consegnato alle sorelle Monica e Daniela Tibaldi un particolare riconoscimento, per sottolineare il rinnovamento generazionale in atto nelle colline vitate del Roero e l’impegno imprenditoriale delle donne nella vitivinicoltura (27% in Italia).
Una sottolineatura importante che anche nel Roero evidenzia un trend in atto nel settore. Secondo Nomisma Wine Monitor e Agia-Cia (Associazione giovani imprenditori della Confederazione italiana agricoltori), sono circa 24.000 i giovani produttori di vino italiani e le aziende di questi giovani crescono proporzionalmente il doppio delle aziende “senior” con la metà del credito, perché usano la rete e i social media per promuovere le loro bottiglie dentro e fuori i confini nazionali e studiano marketing.
L’identikit dei giovani produttori di vino?
Il 60% ha rilevato l’impresa di famiglia e più della metà svolge attività multifunzionali.
Hanno tra i 25 e i 36 anni e posseggono un’istruzione medio-alta (75% diplomati e 15% laureati); parlano inglese e oltre il 90% ha un’ottima conoscenza del web; in otto casi su dieci si connettono quotidianamente a internet, mentre in cinque casi su dieci usano la rete per promuovere i propri prodotti, raggiungendo più facilmente i consumatori e ampliando la propria clientela. Ma non solo: soprattutto con i social possono condurre indagini di mercato per comprendere e anticipare i gusti e le esigenze dei compratori, orientando la propria offerta.

Barbera, il territorio in un bicchiere

Nessun altro vino rosso italiano è cresciuto nella stima generale dei consumatori quanto la Barbera, perché versatile e declinabile in stili ed esigenze di consumo diverse, ma soprattutto perché ha in sé le potenzialità di riuscire a soddisfare la domanda mondiale di qualità e di quantità. Protagonista della viticoltura piemontese, il Barbera è di gran lunga il vitigno più diffuso in tutte le aree vitivinicole della Regione. A livello nazionale contende al Sangiovese il primato produttivo, infatti è presente anche in modo significativo nell’Oltrepò Pavese e nel Piacentino, dove assume altre denominazioni nel vino a cui dà origine; infine il vitigno è anche coltivato nel sud della Penisola e in Sardegna. Le sue terre di elezione sono tuttavia l’Astigiano e il Monferrato.

500 anni di storia
La prima citazione della Barbera appare in un documento catastale del 1512 del comune di Chieri, nei pressi di Torino. Circa 100 anni dopo, nel 1609, in una lettera rinvenuta nell’Archivio Comunale di Nizza Monferrato, risulta che vennero inviati “nel Contado di Nizza de la Paglia appositi incaricati per assaggiare il vino di questi vigneti, e in particolare lo vino Barbera per servizio di S.A. Serenissima il Duca di Mantova e di pagargli al giusto prezzo”.
Il silenzio di secoli si interrompe quando nel 1873, nei trattati di ampelografia di Leardi e Demaria a proposito della Barbera, si legge “… È vitigno conosciutissimo ed una delle basi principali dei vini dell’Astigiano e del basso Monferrato, dove è indigeno e da lunghissimo tempo coltivato…”.
Quando nel XIX secolo, con la nascita della piccola proprietà contadina, la viticoltura prese grande impulso in Piemonte, il vitigno Barbera venne scelto perché si trattava di un’uva che produceva in modo regolare con una buona resa in mosto; forniva vini piuttosto alcolici e colorati, in più l’elevata acidità fissa facilitava la conservazione del vino. Nizza Monferrato e il suo circondario furono l’area dove il vigneto di Barbera venne coltivato in purezza varietale, mentre nelle altre aree del Monferrato e del Tortonese era più frequente il vigneto “misto” e nelle Langhe e nel Roero, pur essendo ben presente, era superato per superficie dal Nebbiolo e dal Dolcetto.

… la svolta
I motivi per cui i produttori dell’Astigiano continuano a preferire questo vitigno rispetto ad altri sono un po’ diversi da quelli di un tempo. Il vino non è più un alimento a basso prezzo, ma un piacere della vita, e la Barbera, quando coltivata nelle zone più vocate, è in grado con i suoi vini di dare grandi soddisfazioni ai consumatori. I segnali del risveglio partirono negli anni Sessanta per opera di Arturo Bersano di Nizza, il primo a saper infondere nella Barbera le suggestioni e il plusvalore del territorio, della sua storia, della cultura e della civiltà contadina.
In seguito cantori appassionati e poetici come Gianni Brera, Mario Soldati, Luigi Veronelli, seppero celebrare la disperata resistenza della Barbera vino caparbiamente indomito e incrollabile come la gente delle sue colline. In quegli anni - racconta Gianluigi Bera - di clamorose sofisticazioni, di spregevoli frodi, di continue contraffazioni Guido Ceronetti lamentò in un suo scritto la scomparsa del vino genuino e Arturo Bersano gli rispose con un passo rimasto celebre “... mandiamogli un vino nascosto, vino da resurrezione, vino che daresti soltanto a tua madre malata...”.
Quel vino, manco a dirlo, era la Barbera, vino dall’anima misteriosa e potente, vino dalla spiritualità fatta di terra e di lune, di segreti e di stagioni.
Alla fine degli anni ‘80 l’anima della Barbera esplose grazie a un grandissimo personaggio: Giacomo Bologna.
Il resto è storia recente. L’innalzamento della qualità fu perseguito attraverso il miglioramento delle tecniche di vigneto, la selezione clonale, la riduzione delle rese per favorire una più alta qualità, la scelta oculata della data di vendemmia. In cantina, le nuove tecnologie favorirono il controllo della fermentazione malolattica, il cui meccanismo non era conosciuto fino a qualche decina di anni fa, per cui il vino fu reso più morbido al palato; infine l’affinamento in botti di legno di rovere e in barrique innalzò il vino ai piani nobili.

… un autoctono riservato
Il Barbera non è un vitigno “cosmopolita”, infatti fornisce le sue migliori performance enologiche, con vini di corpo, struttura e complessità, nella fascia collinare del Piemonte meridionale, compresa tra la pianura del Po a Nord e gli Appennini a Sud. Il vitigno predilige esposizioni calde e soleggiate e terreni calcarei piuttosto ricchi di limo e argilla e carbonati.
L’area di coltivazione coincide con il vasto comprensorio collinare noto ai geologi come bacino terziario piemontese, originato dal sollevamento del letto del mare, e la concentrazione maggiore la troviamo nel Sud Astigiano, tra Tanaro e Belbo (Nizza, Vinchio, Agliano, Costigliole…) con prevalenza della Docg Barbera d’Asti, e, con minore intensità, ma sempre come vitigno principale, a Nord del Tanaro (Nord Astigiano e Monferrato Casalese) con le denominazioni Barbera d’Asti e Barbera del Monferrato.
Il vitigno lo troviamo molto diffuso nelle Langhe e nel Roero con la Doc Barbera d’Alba, con il nome Barbera preceduto dal territorio nelle Doc Colli Tortonesi, Colline Pinerolesi, Colline Torinesi, Colline Novaresi, Canavese, Piemonte e, senza citazione del nome del vitigno, nella composizione delle seguenti Doc: Rubino di Cantavenna, Gabiano, Alba, Coste della Sesia Rosso, Langhe Rosso e Monferrato Rosso. Il Barbera è dunque uno dei vitigni più rappresentativi del Piemonte e interessa circa il 35% dei 53000 ettari di superficie vitata della regione.

… come nasce unA grande Barbera
Nessun tipo di rovere o di contenitore può sostituirsi alla qualità dell’uva e tanto meno al vigneto, perché finalmente i vignaioli hanno imparato che proprio dal vigneto trae origine la qualità che caratterizza il millesimo di quel vino. Oggi la carta d’identità di un vino di eccellenza è molto complessa, ma oltre alle caratteristiche organolettiche intrinseche al vino, si chiede che alle spalle abbia un territorio ben definito, una storia importante e la testimonianza che abbia fatto parte della cultura della civiltà contadina. La Barbera possiede tutte queste caratteristiche e le manifesta soprattutto in quel territorio che nell’Astigiano e nel Monferrato, oggi, è per buona parte patrimonio dell’Unesco. Nel sogno di un grande wine maker - Donato Lanati - paradossalmente il Piemonte attraverso questo grande vino avrebbe le carte in regola per competere con la più importante regione vinicola europea: la Borgogna, infatti, rispetto al Barolo o al Brunello, la Barbera ha il grande vantaggio di avere una potenzialità produttiva di 60 milioni di bottiglie…

… ma la Barbera è soprattutto Asti
Oggi la Barbera rappresenta senza dubbio, e forse più di ogni altro vino, un prodotto in continua evoluzione, che cresce seguendo le nuove conoscenze in campo viticolo ed enologico e che, per qualità e numeri, può essere proposto a un pubblico contemporaneamente curioso, esigente e vasto. Ottenuta la Doc nel 1970, a pieno titolo è considerata tra i più importanti vini rossi italiani e conquista crescenti consensi a livello internazionale, perché trova interpretazione in una ricca gamma di vini, contraddistinti da stili ben definiti: quelli che non subiscono alcun passaggio in botti di legno, per non perdere le caratteristiche primarie; quelli che maturano in botti di grandi dimensioni, per migliorare in complessità nel rispetto della tradizione; quelli che si completano con un passaggio in piccole botti di rovere, acquisendo stoffa ed eleganza, rivolte a un gusto più internazionale.

… dal 2008 una Docg di forte personalità con le sue sottozone
Le vigne devono essere piantate in collina, con esclusione del versante nord. Il vino deve essere ottenuto da uve Barbera dal 90% al 100%, con possibilità di assemblaggio con altri vitigni autorizzati in Piemonte, non aromatici, fino a un massimo del 10%. Ci sono sfumature differenti che caratterizzano la Barbera d’Asti in base ai territori e ai vigneti di origine e alle tecniche di vinificazione. Alcuni caratteri comuni sono il colore rosso rubino, particolarmente intenso nelle tipologie Superiore, tendente al granato con l’invecchiamento. Il profumo è vinoso ed è marcato il frutto: la ciliegia, la prugna, le bacche scure, che evolvono in sentori di confettura e frutta sottospirito, quindi note più o meno intense balsamiche, speziate e talvolta floreali; con la maturazione in legno sviluppa sentori di cannella, cacao e liquirizia. Al gusto risulta piena, l’impatto in bocca è di grande immediatezza, calore e armonia. La vena acidula tipica del vitigno, che nelle vinificazioni moderne è equilibrata e non eccessiva, le conferisce freschezza e grande facilità di abbinamento con il cibo. L’affinamento regala complessità e ricchezza di tannini dolci e vellutati e una lunga persistenza gusto-olfattiva.
La Barbera d’Asti Superiore è ottenuta da attente cure e selezioni delle uve in vigneto ed è affinata in cantina per un periodo minimo di dodici mesi, durante il quale deve trascorrere almeno sei mesi in botti di legno, completato da un periodo di maturazione in bottiglia. Si tratta di vini molto longevi, che si apprezzano anche dopo dieci anni di permanenza in bottiglia.
La versione Superiore può avvalersi dell’indicazione delle sottozone:
“Tinella” quando interessa l’intero territorio dei seguenti comuni: Costigliole d’Asti, Calosso, Castagnole Lanze, Coazzolo, e Isola d’Asti limitatamente al territorio situato a destra della strada Asti-Montegrosso;
“Colli Astiani o Astiano” è possibile assegnarlo ai vini di Azzano, Mongardino, Montaldo Scarampi, Montegrosso d’Asti, Rocca d’Arazzo, Vigliano; di Asti, limitatamente alla circoscrizione Montemarzo e San Marzanotto Valle Tanaro, e di Isola d’Asti solo per il territorio situato a sinistra della strada Asti-Montegrosso.

… il Nizza
Il Nizza Docg, ottenuto al 100% con sole uve Barbera, gode della specifica denominazione territoriale dal dicembre 2014; prevede anche la dicitura riserva e ricade sull’intero territorio dei seguenti comuni: Agliano, Belveglio, Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Cortiglione, Incisa Scappacino, Mombaruzzo, Mombercelli, Nizza Monferrato, Vaglio serra, Vinchio, Bruno, Rocchetta Palafea, Mosca, San Marzano Oliveto. In base al disciplinare può esserci anche la menzione della vigna seguita dal relativo toponimo, con rese medie di 6,3 tonnellate ad ettaro contro le 7 della menzione riserva.

… ma anche Barbera del Monferrato Doc e Docg
È la Doc più estesa: comprende le aree collinari viticole della provincia di Asti e tre comprensori viticoli (su cinque) di quella di Alessandria, che fanno capo alle tre cittadine di Acqui, Casale Monferrato e Ovada. Il disciplinare di produzione prevede oltre al vitigno Barbera il possibile impiego di altri vitigni, Freisa, Dolcetto o Grignolino, fino a un massimo del 15%. Ne esiste una versione tradizionale vivace, cioè leggermente effervescente, da consumare giovane.
C’è poi la versione più austera della Barbera del Monferrato, la Superiore che, come la Barbera d’Asti, è un vino Docg dal 2008. Il disciplinare prevede un periodo di affinamento in botti di rovere, piccole o grandi. Nella maggioranza dei casi può essere frutto di Barbera in purezza o di assemblaggio con un massimo del 15% di Freisa (utilizzata nel Monferrato Casalese), Dolcetto (impiegato nell’Alto Monferrato) o Grignolino.

… poliedrica negli abbinamenti
La Barbera può essere vino da tutto pasto, completa e soddisfacente in ogni occasione. Se affinata e strutturata sposa particolarmente bene i secondi piatti quali gli arrosti, il coniglio, il fritto misto e i formaggi a pasta dura dal gusto potente, ma, più giovane, esalta oltremodo anche i tradizionali minestroni piemontesi (da quello di ceci e costine di maiale a quello di fave) e le polente tipiche, che la ‘cucina povera’ astigiana ha prodotto e tramandato quale patrimonio di cultura gastronomica, dalla polenta con il cavolo a quella con la bagna d’infern, da quella con merluzzo al verde a quella concia. Una giovane Barbera è inseparabile dal piatto, che per antonomasia, racconta il Piemonte, ovvero la bagna caôda. Originaria proprio del Monferrato è da sempre il piatto della convivialità. Nella bagna s’intingono i più vari ortaggi, che la terra astigiana dava e dà ancora con generosità, alcuni dei quali hanno ottenuto importanti riconoscimenti per la loro tipicità ed eccellenza qualitativa, come i peperoni quadrati di Motta, i cardi gobbi di Nizza, la cipolla bionda di Asti...
La Barbera accompagnava e accompagna tutt’oggi piatti tipici come le trippe, gli zampini di maiale (batsuà), i ceci con la testina o la coda di bue. Le versioni di Barbera meno impegnative si abbinano da sempre al carpione delle vallate del Tanaro, un modo del tutto particolare di rendere meglio commestibili e conservare alcuni pesci d’acqua dolce, come carpe, tinche e barbi, dalla carne saporita ma molto liscosa.
C’è poi la cucina borghese che con questo vino si esalta, dall’insalata di carne cruda di fassone piemontese, alle acciughe al verde, al vitello tonnato; dai peperoni scottati alla fiamma, ai fiori di zucchino ripieni; dal cardo gobbo di Nizza con fonduta, ai nervetti in insalata... Tra i primi piatti gli agnolotti quadrati e quelli del plin, i tajarin e i risotti del Casalese. Poi tra i secondi, eccellono il fritto misto (di cervello, animella, fegato, cotoletta, mela, amaretto, semolino, salsiccia, fungo), il bollito (con vari tagli di carne bovina piemontese compresa la testina, più la gallina), la tasca ripiena, la frittata rognosa (con salame ed erbe), quella di rane e quella di lavertin (cime di luppolo) e il collo di tacchino ripieno.

… poi la versione passita con i dolci della tradizione
I dolci del Monferrato astigiano sono in prevalenza secchi. Un abbinamento curioso è accompagnarli con le versioni di Barbera passita che alcune aziende producono. Da provare con gli amaretti di Mombaruzzo, i baci di dama, i crumiri di Casale, i finocchini di Refrancore, le polentine del Palio, la torta monferrina, la tirà, i canestrelli di Cinaglio.
A questi si possono aggiungere il famoso bunet con l’amaretto, la torta di castagne e su tutti le pere cotte con la Barbera.

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ricettario Barbera