Presentazione di Vinibuoni d'Italia 2020 a Merano

Si rinnova l'appuntamento con la presentazione della Guida Vinibuoni d’Italia - ed. Touring Club Italiano nell’ambito del Merano WineFestival sabato 9 novembre, alle 10.30, presso il Teatro Puccini.

La nuova edizione di Vinibuoni d’Italia conferma la sua vocazione storica alla promozione dei vini da vitigni autoctoni italiani, un patrimonio ineguagliabile nel mondo, affiancati come d'abitudine dalla sezione Perlage Italia, una selezione di spumanti Metodo Classico italiani.

Cresce ulteriormente la foliazione, che sale a 821 pagine, per andare di pari passo con la qualità media tra i produttori che continua a elevarsi ogni anno e che quindi necessità di più spazio in ogni regione.

Sono 1.781 le aziende selezionate, con 6.056 vini recensiti che rappresentano la milgiore produzione enologica italiana, frutto di selezioni sempre rigorose e tutte a bottiglia coperta, su una campionatura complessiva di oltre 27.000 etichette, svolte a livello territoriale dai coordinatori regionali.

La presentazione della guida è anche l'occasione per la premiazione dei 482 vini che hanno ottenuto il massimo riconoscimento della Corona nel corso delle finali nazionali che si sono svolte quest'anno a Orosei, nell'ambito del progetto della Camera di Commercio di Nuoro Let's Talk #NU.

Anche quest'anno ha destato grande interesse l'evento Oggi le Corone le decido io, che ha permesso a winelovers e operatori provenienti da tutta Italia di degustare gli stessi vini presenti alle finali con le stesse modalità delle commissioni ufficiali, assegnando 385 Corone del pubblico.

Alla presentazione seguirà un appuntamento imperdibile con l'eccellenza enogastronomica: 745 vini finalisti in assaggio, assieme ai 24 spumanti che si sono aggiudicati i primi 3 posti in ciascuna delle 8 categorie del concorso Sparkling Star di Vinitaly, da abbinare ad un ricco buffet con i salumi Levoni, il Grana Padano, le tipicità gastronomiche del Friuli Venezia Giulia a cura di PromoTurismoFVG, i prodotti della Camera di Commercio di Caserta.

Saranno molte le possibilità per conoscere le aziende recensite e per degustare selezioni dei vini presenti in guida, sia attraverso Enoteca Italia, presente all'interno del Merano Winefestival con 325 etichette (leggi l'articolo dedicato), sia durante le presentazioni regionali della guida.

I vigneti eroici e i tesori delle acque di Portovenere

Portovenere, perla del Golfo dei Poeti, è una delle mete turistiche più gettonate dell’intero Paese. Ogni anno questa area della Liguria, impreziosita dal Parco Nazionale delle Cinque Terre e che incastona questa splendida cittadina, mantenuta intatta nella sua struttura medioevale, mette in moto un flusso di visitatori italiani e stranieri attratti da un paesaggio incantevole e, ultimamente, anche dai vini che nascono sui terrazzamenti ricavati dai vignaioli lungo strapiombi che cadono ripidi nel mare.

La millenaria coltura della vite ha rappresentato per il territorio delle Cinque Terre un elemento capace di modificarne in profondità la fisionomia, infatti 
nel passato l’agricoltura, attività dominante nella zona, era rivolta soprattutto alla coltivazione della vite. Ad oggi, soprattutto dopo l’istituzione del Parco Nazionale, gli sforzi per recuperare la tradizione legata all’attività vitivinicola sulle terrazze delle Cinque Terre hanno dato buoni risultati nonostante i circa cento ettari coltivati oggi a vigneto non siano minimamente paragonabili ai 1.400 di un secolo fa.
 Una viticoltura eroica soprattutto ispirata alla coltivazione dei vitigni Bosco, Albarola e Vermentino, da cui nascono il Cinque Terre e Cinque Terre Sciacchetrà Doc.

A dominare il golfo, il Grandhotel Potrovenere ha ospitato la presentazione ligure della guida Vinibuoni d’Italia con l’assegnazione ai produttori dei diplomi della Golden Star e delle Corone attribuite ai vini di eccellenza che, per la loro adesione al vitigno e al territorio hanno raggiunto il massimo indice di gradimento da parte dei commissari della guida e del pubblico votante.

Mario Busso, nell’introdurre la premiazione dei vignaioli ha sottolineato come nonostante una ristretta estensione di coltivazione, i vini della Liguria stiano raggiungendo elevati livelli di qualità attestati dal fatto che i giudizi del pubblico in fase di degustazione finale hanno attributo ai vini selezionati dal coordinatore regionale Daniele Bartolozzi ben 7 corone che sono andate alle aziende:

C’è un dato molto significativo – ha sottolineato ancora Mario Busso – rappresentato dal fatto che i vignaioli della regione non hanno mai abdicato alla coltivazione dei vitigni tradizionali, neppure in tempi in cui le guide premiavano le produzioni ottenute da vitigni internazionali. Rossese e Ormeasco per i rossi; Pigato, Vermentino, Bianchetta Genovese, Bosco e Albarola – per citare i più diffusi, ma anche Granaccia e Alicante - regalano oggi 8 Doc e 3 Igt che danno continuità alla tradizione millenaria di cui abbiamo già traccia in Strabone e Plinio il Vecchio. A conferma di questa lunga affascinante storia, Paolo Varrella, responsabile della Cooperativa Mitilicoltori Spezzini, nel suo intervento ha citato i ritrovamenti di anfore vinarie risalenti alle varie epoche del periodo romano.

E proprio Paolo Varrella, muscolaio e ostricoltore spezzino, ha accompagnato la Redazione di Vinibuoni d’Italia in un bellissimo tour nelle acque del golfo che nascondono “vigne” sottomarine di “muscoli” e soprattutto di pregiatissime ostriche, che si presentano di un verde brillante, profumatissime al naso, sapide nel finale. Ad allevarle è uno sparuto gruppo di indomiti mitilicoltori che dopo anni di sperimentazioni portano oggi sulle nostre tavole un tesoro inimitabile.

Sono state degustate con lo Sciacchetrà, mentre la barca buttava l’ancora nelle acque dell’isola Palmaria, posta davanti Portovenere. Un momento magico allietato dal rassicurante suono delle campane del mezzodì che annunciavano un ingresso onirico in paradiso.

Champagne e ostriche evocano entrambi lusso e lussuria, e abbinarli è un classico: ma gli esperti sostengono che, nove volte su dieci, l’abbinamento è totalmente sbagliato. Con estrema facilità la sensazione metallica delle ostriche unita all’acidità e alla carbonica dello Champagne produrranno fastidiosi sentori metallici, e le decise sensazioni salmastre dell’ostrica non troveranno armonia con le delicate trame delle bollicine d’Oltralpe. A questo punto, ci confortavano le sicure certezze di Alessandro Scorsone, grande esperto di cucina, nonché cerimoniere di Palazzo Chigi, che suggerisce che… “le nostre ostriche danno il meglio abbinate a un passito. Ecco perché lo Sciacchetrà con la sua vena dolce e la sua mineralità salmastra - che a volte richiama nettamente proprio il gusto dell’amato mollusco - si adatta all’abbinamento decisamente meglio rispetto allo Champagne. Fresco e agrumato, riesce dove il più blasonato compagno fallisce”.