51 sfumature di Alto Adige - La Schiava vista da un toscano

Schiava gentile, schiava grigia o schiava grossa? Lago di Caldaro, Santa Maddalena, Colli Meranesi o, semplicemente, Schiava Alto Adige? Tante domande, una sola risposta. La Vernatsch Cup, giunta alla sua dodicesima edizione, ideata da Ulrich Ladurner, patron dello splendido Vigilius Mountain Resort (location da sempre del Trofeo Schiava dell’Alto Adige) con la sapiente regia di Othmar Kiem, giornalista enogastronomico di fama internazionale ed organizzatore della manifestazione. Un’ottantina i campioni pervenuti ai nastri di partenza, 51 quelli che hanno superato il barrage iniziale per essere sottoposti al vaglio della commissione composta da giornalisti, enologi, sommelier ed esperti provenienti da Italia e Germania. Protagonista principale l’annata 2014, certamente non facile climaticamente e penalizzata nelle rese (- 30%), con qualche uscita ritardata del millesimo 2013. Caratteristiche come godibilità, fragranza, facilità di beva, non disgiunte, nelle migliori espressioni, da adeguata pienezza e slancio gustativo, costituiscono ormai un patrimonio diffuso. I descrittori tipici (viola, crosta di pane, fragolina di bosco, ciliegia, ribes, visciola, mandorla, cioccolato) assicurano un’ampia versatilità di abbinamento con il cibo per quanto l’immagine del bicchiere di Schiava (magari leggermente raffreddato) in combinazione con il classico tagliere di speck ed insaccati resti il miglior biglietto da visita per una vacanza estiva in Alto Adige. Qui di seguito l’elenco dei vini premiati suddivisi per tipologia:

nella categoria AA Lago di Caldaro:

nella categoria AA Schiava e Schiava Grigia:

nella categoria AA Meranese e AA Val Venosta:

nella categoria AA Santa Maddalena:

nella categoria Schiava diversa:

Verdetto che ha visto prevalere nel derby interno i Santa Maddalena (mediamente più strutturati, tannici e dolci) rispetto ai Lago di Caldaro (più gentili, morbidi e profumati), ai Colli Meranesi (generalmente più acidi, freschi e croccanti) e alle Schiava Alto Adige, che si presentano in versioni ora più scorrevoli e setose, ora più intense e vellutate. Decisamente confortante il livello medio dei campioni degustati, a dimostrazione che la Schiava è diventata seria senza nulla perdere della sua innata spensieratezza.

Guido Ricciarelli