Gli spumanti premiati al Vinitaly

Vinibuoni d’Italia, con l’iniziativa “Vota la tua Sparkling star” anche quest’anno a Vinitaly in collaborazione con Verallia ha proseguito il monitoraggio del settore, offrendo agli operatori e ai winelovers che erano in fiera l’imperdibile opportunità di valutare con il proprio voto la qualità che esprime la produzione italiana delle bollicine.
Gli spumeggianti protagonisti presenti nello stand di Vinibuoni d'Italia erano quest’anno 390. L’adesione e la partecipazione alla gara rivolta al pubblico anche in questa tornata è stata del tutto libera e svincolata dalle selezioni dei degustatori di Vinibuoni d’Italia. Conferme e sorprese relative ai risultati ottenuti sono dunque il frutto delle scelte dei consumatori che hanno valutato con il proprio voto i vini delle aziende che hanno aderito all’iniziativa.
Tantissimi gli operatori e i winelovers che si sono affacciati al banco di “Vota la tua Sparkling Star”, segno di un forte interesse per il settore che sta trainando il successo del comparto nella Penisola e soprattutto nei mercati internazionali.
Se dire bollicine in Italia equivale a bere spumante, il termine tanto in uso non deve trarre in confusione dato che tende a identificare qualsiasi vino spumantizzato. Attenti alle differenze; attenzione a leggere bene l’etichetta, una fonte preziosa di informazioni per scegliere un prodotto; attenti alle aree di produzione contraddistinte dalle Doc e dalle Docg; attenti alla modalità produttive.
Con l’iniziativa “Vota la tua Sparkling Star” lasciata alla libera partecipazione delle aziende che hanno voluto sfidarsi in competizione, Vinibuoni d’Italia ha percorso l’Italia alla scoperta di tradizioni, narrazioni e storia delle tecniche di lavorazione e della scelta delle bolle. Un percorso didattico ben suddiviso per aree e tipologie, durato quattro giorni, con oltre 1000 avventori al banco degustazione e al voto. Da quest’ultimo sono emersi i risultati che seguono.

METODO CLASSICO
1° Soldati La Scolca d'Antan Brut Blanc de Blanc Millesimato 2005 – LA SCOLCA
2° Spumante Metodo Classico Brut Millesimato Cà Rovere 2010 – CÀ ROVERE
3° Spumante Metodo Classico Brut Blanc de Blanc Millesimato Cà Rovere 2011 – CÀ ROVERE

FRANCIACORTA
1° Franciacorta Docg Dosaggio Zero Gualberto 2008 – RICCI CURBASTRO
2° Franciacorta Docg Riserva Dosage Zero Secolo Novo 2008 – LE MARCHESINE
3° Franciacorta Docg Satèn La Montina – LA MONTINA

OLTREPÒ PAVESE
1° Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg Pinot Nero Millesimato Conte Vistarino 1865 2011 – CONTE VISTARINO
2° Oltrepò Pavese Doc Riesling Spumante Brut Borgo Imperiale – VINICOLA DECORDI
3° Oltrepò Pavese Metodo Classico Docg Pinot Nero Rosé Cruasé Brut Julillae – LA TRAVAGLINA

TRENTO DOC
1° Trento Doc Riserva Endrizzi Brut Pian Castello 2011 – ENDRIZZI
2° Trento Doc Brut 51,151 – MOSER FRANCESCO
3° Trento Doc Pas Dosé AlpeRegis Millesimato 2009 - ROTARI

METODO CHARMAT
1° Spumante Particolare Gran Cuvée Brut – TENUTA DEL BUONAMICO
2° Pecorino Spumante Brut Vellus – MARGIOTTA CARLO MARIO
3° Spumante Brut Rigole – TENUTE TOMASELLA

PROSECCO
1° Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg Millesimato 2015 – ZARDETTO
2° Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Spumante Brut Millesimato Selezione Bottiglia Nera 2015 – DE FAVERI SPUMANTI
3° Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Spumante Extra Dry Millesimato Cuvée Tenuta Val de Brun 2015 – ASTORIA VINI

SPUMANTI DOLCI
1° Spumante Particolare Gran Cuvée Dolce – TENUTA DEL BUONAMICO
2° Moscato Spumante Dolce La Postilla – CANTINE DEL NOTAIO
3° Brachetto d'Acqui Docg Spumante Sanmaurizio - CANTINA VALLEBELBO

Festival Franciacorta a Casa Berlucchi

L’invito di Francesca Facchetti, Responsabile Relazioni Esterne e Ufficio Stampa della Guido Berlucchi & C. Spa, cade in occasione del recente Festival Franciacorta. Date “calde”, quelle di quel fine settimana settembrino, per l’azienda di riferimento nel comprensorio quanto a massa critica (produzione media annua intorno ai 5 milioni di bottiglie sui 15 milioni complessivi espressi dalla denominazione) viste le 1.000 presenze attese (e superate in sede di consuntivo) per visite alla cantina, degustazioni ed un appuntamento sciccoso come l’Aperitivo Pop con gli assaggi creati ad hoc da Davide Oldani. Un sabato ancora estivo, dalle temperature miti, permette a Cristina ed Arturo Ziliani di fare gli onori di casa sulla pelouse di Palazzo Lana lasciando allo chef il compito di suggerire i tre abbinamenti studiati con i Berlucchi ’61 (Brut, Satèn e Rosé). In realtà i pochi fortunati finiscono rapidamente per divertirsi a “scombinare” le suggestioni predefinite (Satèn con il Centrifugato di verdufrutta, stracciatella e fave di cacao – Brut con il Bignè allo zafferano, erborinato, composta di fichi e semi tostati – Rosé con la Pasta di salame, panella di ceci, tamarindo e olive croccanti) potendo contare sulla versatilità di queste bollicine, capaci di ritararsi con facilità sul cibo in virtù della loro morbidezza ed equilibrio. Gettonatissimo il Satèn (di tutto Chardonnay con maturazione di 24 mesi sui lieviti) non soltanto per la capacità di amalgamarsi con grande duttilità ad ogni sapore, ma per la ricchezza dei rimandi organolettici che spaziano dal gelsomino al biancospino, dalla pesca al melone, dalla melissa alla menta. Una lunga scia fresca accompagna il palato sostenuto da un perlage sottile e delicato. La serata si prolunga in una cena ristrettissima dalla quale estrapoliamo la splendida rilettura del risotto allo zafferano in cui Oldani arriva all’essenza gustativo-cromatica della spezia. Tiene botta da par suo la Cuvée Imperiale Vintage 2011 (Chardonnay in prevalenza con saldo di pinot nero) dall’inconfondibile tocco mandorlato ed agrumato che riprende la sfumatura citrina dello stesso riso, particolarmente apprezzata da Cristina Ziliani cui ricorda la gremolada dell’infanzia. Ad Arturo Ziliani il compito di condurre sapientemente il laboratorio della domenica mattina, in bilico tra vini in commercio e vecchie annate (ovviamente sold out) e lasciarci con l’anteprima dell’Extra Brut Extrème Palazzo Lana Riserva 2007, Pinot Nero in purezza lasciato sei anni sui lieviti. Ancora giovanissimo, tagliente ma dalla beva coinvolgente, netto nelle analogie di ribes ma già capace di proporre note affumicate e minerali. Un fuoriclasse destinato a lunga vita. Tutt’attorno il Festival Franciacorta scorre con i gruppi dei visitatori che si avvicendano in una processione continua. Stress test superato. Alla grande.

Guido Ricciarelli

2016 Protagoniste ancora le bolle

Il Prosecco non è più un boom o forse lo è nel senso che ripete nuovi e rinnovati exploit ed è opinione dei leader del vino italiano, che il 2016 sia ancora l’anno delle bollicine con una crescita del metodo classico, in particolare del Trento Doc e del Franciacorta Docg. Le previsioni vedono in crescita anche i rosati, in particolare quelli che hanno un specifica identità e storia produttiva. Una conferma che non mi sorprende perchè il mercato cercherà sempre di più vini di piacevole beva, freschi e meno potenti. Il trend positivo di aree come quella del Bardolino, del Cerasuolo d’Abruzzo e dei rosati italiani in generale non fanno che confermare quanto fossero corretti gli obbiettivi che fin dal suo nascere aveva scelto la guida Vinibuoni d’Italia nel valutare positivamente, promuovere e valorizzare, quei vini che oggi sono al centro dell’attenzione anche dei famosi writer americani, che per anni avevano proposto tutt’altro vangelo e da poco tempo si sono convertiti a questo nuovo messìa. Anche i bianchi italiani sembrano godere di orizzonti sereni, specie quelli di più appetibile beva. Il consumatore è dunque sempre più attratto da vini piacevoli e bevebili e sta tramontando – spero definitivamente - il tempo in cui tanto più un vino era corazzato e profuso dal preminente gusto del legno, tanto più sembrava importante.
Nessuno, come ebbe a dire alcuni anni fa un caro amico giornalista, Cesare Pillon, porta la famiglia al mare o va in ufficio con un bolide di “formula uno”.
Ma i bolidi, si sa, servono a vincere le competizioni. Nel mondo del vino è successa la stessa cosa e spesso il vino ha perso i suoi connotati di fruibilità, per diventare oggetto di pura competizione. Nelle guide nazionali ed internazionali sono stati proprio i vini super concentrati, esageratamente forzati, dal colore e dal profumo intenso ed eccessivo a vincere.
Vinibuoni d’Italia quindici anni fa nelle sue valutazioni ha rovesciato questa tendenza e ha voluto premiare vini capaci di confrontarsi con i cibi, vini fruibili, tanto apprezzabili da arrivare a finire la bottiglia che li contiene.
Dal concetto di piacere e di bevibilità, cogliendo insieme a queste due sensazioni, anche le emozioni provocate dalla gamma aromatica e dal sapore riconducibili ad un particolare vitigno e al territorio che lo ospita, nasceva la filosofia di Vinibuoni d’Italia. Oggi ci sentiamo veramente confortati da questa revisione che la critica enoica ha fatto e ci conforta avere dato il nostro contributo. Eravamo Davide contro Golia. Il finale dello “scontro” lo conoscono tutti.
Le previsioni positive dei grandi leader italiani in fatto di mercato non mettono in ombra i superbi nobili italiani. I grandi rossi italiani, dal Brunello di Montalcino al Barolo, dal Chianti Classico all’Amarone, cresceranno ulteriormente la loro quota, già importante, ma attenzione, anche qui gli indicatori danno preminenza all’eleganza, all’aristocrazia, alla finezza soprattutto sui mercati evoluti.
Occhi puntati sugli autoctoni italiani, che godranno di nuove positive performaces.
Io credo che se i produttori italiani - a fronte di queste buone prospettive - sapranno fare squadra arriveremo ancora più forti e competitivi negli scenari internazionali.

Lo Spumante dei 150 anni

Edizione limitata, 600 bottiglie, spumante Extra Brut, Vallée d'Aoste Doc - Blanc de Morgex et de La Salle per festeggiare i 150 dalla prima ascesa della vetta del Cervino.

Un 100% Prié Blanc, straordinario esempio di viticoltura che sfida le leggi della natura, proveniente dai vigneti più alti d'Europa, 1250 metri sul livello del mare! Il Prié Blanc, conosciuto anche come Blanc de Morgex è l’unico vitigno autoctono a bacca bianca della Valle d’Aosta, coltivato a piede franco, non innestato su vite americana, quindi riproducibile per talea. Coltivato esclusivamente tra i 900 e i 1200 metri nell'alta Valdigne, sulla sinistra orografica della Dora Baltea, nel comprensorio dei comuni di La Salle e di Morgex. Vengono considerate le vigne più alte d’Europa.

Allevato a pergola bassa, non più di un metro da terra per raccogliere il calore che si accumula durante il giorno, per sopportare i lunghi inverni la pianta ha sviluppato un ciclo vegetativo molto breve. La prima descrizione di questo sistema di allevamento lo si deve al naturalista svizzero e fondatore dell’alpinismo Horace-Bénédict de Saussure nel XVIII secolo.

Viene utilizzato nella produzione del Valle d'Aosta Blanc de Morgex et de La Salle in purezza, prodotto sia nella versione fermo che spumantizzato con metodo classico, inoltre con lo stesso vitigno viene prodotto un Eiswein denominato Chaudelune Vin de Glace con uve ghiacciate raccolte a fine dicembre con temperatura al disotto dello zero.

Le origini del vitigno controverse: per alcuni è un vitigno autoctono valdostano, conosciuto già nell’VIII secolo d.C., per altri invece sarebbe stato importato nella regione dai Vallesi, nella prima metà del Seicento. Intorno agli anni Settanta del Novecento i produttori di Prié Blanc hanno cominciato a unirsi e confrontarsi, fino a dare origine nel 1983 alla Cooperativa du Vin Blanc e ad ottenere la Doc nel 1986. La Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle nata dalla fusione dell’associazione dei viticoltori di Morgex e Les Riboteurs du Vin Blanc de La Salle conta ad oggi circa 80 soci conferitori per 18 ettari di superficie vitata. L’obiettivo della Cooperativa è ancora oggi quello di recuperare le vigne, evitandone l’abbandono, e di farne reimpiantare di nuove, nel desiderio di non lasciar morire una tradizione secolare di questi luoghi.

Lo spumante sarà offerto agli ospiti in occasione di una degustazione speciale, a conclusione dell’incontro letterario "Cervino sopra le righe" del 17 luglio nella Piazzetta delle Guide a Valtournenche. Alpinisti-scrittori, dialogano sulla necessità profonda dell’uomo di raccontare le proprie esperienze vissute in montagna. Reinhold Messner presenta il nuovo libro, ancora inedito in Italia, dedicato al Cervino e ai protagonisti della conquista della Gran Becca; l’alpinista fuoriclasse Catherine Destivelle ci coinvolge nella sua avventura di editrice e scrittrice; Hervé Barmasse racconta la genesi del suo primo titolo “La montagna dentro”, edito da Laterza. La Società Guide del Cervino, che quest’anno festeggia i 150 anni, introduce i due libri in uscita per l’occasione: un omaggio alle Guide e alla loro storia e una raccolta delle esperienze dei membri del Club Amici del Cervino.

A Sparkling Night

[vc_row][vc_column][vc_column_text]Vinibuoni d'Italia in collaborazione con FoodAround, la Fondazione Amleto Bertoni e Slow Food, condotta del Marchesato organizza un evento unico in cui le eccellenze italiane del vino incontrano le eccellenze nazionali dell'antiquariato.

Un evento fuori salone in occasione della Mostra nazionale di Antiquariato, che si svolgerà in un unica serata nel cortile d’onore della Fondazione Amleto Bertoni a Saluzzo, un'anticipazione di WineAround - vini e dintorni che tornerà a novembre per la seconda edizione.

Oltre 200 SPUMANTI IN DEGUSTAZIONE, direttamente dal concorso Vota la tua Sparkling Star organizzato da ViniBuoni d'Italia al Vinitaly 2015: Franciacorta, Trento, Alta Langa agli spumanti da vitigni autoctoni italiani, per un giro d’Italia all’insegna delle bollicine.

E inoltre street food di qualità a cura di Slow Food, condotta del marchesato e un Dj set per una serata che dall’ora dell’aperitivo si prolungherà fino a mezzanotte.

Sconto di 2 euro sull’ingresso alla Mostra di Antiquariato, per chi acquista un pacchetto degustazione.

Degustazione omaggio extra, presentando il biglietto alle casse, per chi ha già visitato la mostra.

L’ingresso all’evento è libero.

Per ulteriori informazioni: wineraound.it

A cura di FoodAround, Vinibuoni d'Italia e Slowfood Condotta del marchesato, in collaborazione con la FONDAZIONE AMLETO BERTONI - Saluzzo[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]

Lessini Durello, un vulcano di bollicine

LA ZONA-ORIGINI
Passaggio dalla pianura alle Prealpi Venete, i Monti Lessini sono il risultato dell’attività d’antichi vulcani che sollevarono il fondo del mare decine di milioni d’anni fa, portarono alla superficie materiali basaltici e depositarono considerevoli quantità di tufo; si vennero a creare in tal modo terreni ideali per l’agricoltura, soprattutto per la coltivazione della vite, poiché la conformazione dei suoli ha la capacità di trattenere in buona misura il calore del giorno per renderlo durante la notte, e la porosità fa sì che si accumulino le acque piovane, che sono rilasciate all’occorrenza.
Un ambiente siffatto non può che essere ideale per ottenere frutti di qualità che portano al loro interno l’impronta della terra d’origine, siano essi ciliegie o uva: troveremo così una certa salinità ed un gusto di fondo unici, assai gradevoli e di gran soddisfazione. Inoltre, la conformazione chimica dei suoli costituisce una certa barriera al proliferare di molte specie d’insetti dannosi alle coltivazioni, limitando in tal modo l’impiego d’antiparassitari e favorendo l’uso di rimedi naturali, non invasivi e rispettosi dell’ambiente. I vigneti convivono con altre colture e con i boschi, costituendo un ecosistema unico, ulteriormente valorizzato dal Parco Naturale dei Monti Lessini.

LA STORIA
Ritrovamenti di fossili preistorici in alta Valle d’Alpone testimoniano la presenza di antenati dell’attuale vitis vinifera e confermano l’antica e consolidata vocazione enologica dei Monti Lessini. I Romani conoscevano e coltivavano qui dell’ottima uva da vino dalla caratteristica buccia molto resistente chiamata “duràcinus”, nome modificato in “Durasena” in epoca medioevale ed in seguito nell’odierno “Durella”.
Più di mille vendemmie la fanno rientrare nella categoria dei vitigni autoctoni, dei quali l’Italia custodisce il maggior numero al mondo. La Repubblica di Venezia favorì la coltivazione della Durella e la produzione di questo vino, arrivando a prescrivere d’imbarcarne una certa quantità sulle proprie navi mercantili a fini curativi e corroboranti, vista la spiccata acidità che lo contraddistingueva, caratteristica che troviamo anche oggi.

IL VITIGNO E I VINI
La Durella è un vitigno generoso con grappoli compatti formati da bacche dal bel colore giallo oro, dalla buccia spessa e resistente, ricche di tannini nobili e con buona dose di sostanze acide, che, pur non essendo facili da domare, forniscono ottimi spunti per la produzione di vini, sia fermi sia spumantizzati. I terreni d’origine vulcanica forniscono alla pianta non solo ottimo nutrimento, ma soprattutto sali minerali e microelementi che donano interessanti doti di sapidità al vino, trasformandolo da tendenzialmente rustico in un prodotto delicato e beverino. L’evoluzione del gusto e delle ricerche applicate all’agricoltura ed alla vinificazione hanno modificato i caratteri del Durello, senza tuttavia snaturarne lo spirito: grazie alla caparbietà di agricoltori illuminati la tradizione è stata mantenuta; leggere modifiche sono state sperimentate con successo ed applicate su vasta scala. Un’oculata opera di comunicazione ha fatto sì che i vini dei Monti Lessini non perdessero la propria identità, ma ne acquisissero una al passo coi tempi per ritagliarsi uno spazio ben definito ed un’univoca identità.
Il Consorzio di Tutela Vini Lessini Durello ha svolto opera meritoria nell’accompagnare i vignaioli in una sorta d’esplorazione delle potenzialità di quest’uva squisitamente territoriale, affinché si riuscisse ad esprimere in modo compiuto quello che si definisce terroir: un termine che non comprende solo le caratteristiche del terreno e del clima dell’area, ma che soprattutto racchiude l’insieme delle conoscenze e delle tradizioni che si sono stratificate nel tempo, che perciò non possono che essere uniche. La Doc Monti Lessini Durello, che risale al 1988 e che individua comuni in provincia di Verona e di Vicenza, prevede differenti tipologie, sia di vini fermi sia spumanti. 
È da questi ultimi che stanno giungendo le maggiori soddisfazioni, poiché si stanno sfruttando le doti innate dell’uva, valorizzandole al punto che oggi esiste la Doc Lessini Durello, che comprende vini prodotti secondo il Metodo Martinotti-Charmat ed il Metodo Classico; due strade che portano a destinazioni differenti ma con elementi in comune, rappresentati dalla piacevole freschezza e dalle inconfondibili note minerali accompagnate da netti ricordi di mela renetta