I PAESAGGI DEL COLLIO CONQUISTANO VINARIUS

Vinarius, l’associazione delle enoteche italiane, ha reso noto quest’oggi che l’ambito “6° Premio al Territorio” è stato assegnato ad uno dei terroir più famosi al mondo per la produzione di vini bianchi: il Collio.

Il premio, conferito oggi 24 Febbraio, è stato assegnato all’unanimità a questo angolo di Friuli Venezia Giulia “Per essere stato protagonista e guida del rinascimento del vino italiano, per aver trasmesso ai propri vini lo spirito ed il carattere che ha permesso di vivere e prosperare in un luogo duro e difficile, per la capacità e la decisione necessari per riconquistarne il primato”. Questa la motivazione del premio, come ha dichiarato il presidente Vinarius, Andrea Terraneo.

“È un riconoscimento che ci riempie di orgoglio – ha affermato il presidente del Consorzio Tutela Vini Collio Robert Princic – perché premia la vocazione del nostro territorio. Nel Collio, infatti, ad una predisposizione naturale dell’area, si aggiunge il fondamentale apporto dei nostri produttori che, con la loro cura meticolosa dei vigneti, tutelano l’ambiente ed impreziosiscono i nostri paesaggi”.

I 1400 ettari che costituiscono questa denominazione si trovano in provincia di Gorizia, al confine con la Slovenia, e devono la loro fama a vini bianchi capaci di migliorare negli anni: gli autoctoni Friulano, Ribolla Gialla e Malvasia coltivati insieme agli internazionali Sauvignon, Chardonnay e Pinot Grigio, che qui cresce da più di 170 anni, senza dimenticare l'uvaggio Collio Bianco. Le ripide colline che lo caratterizzano, l’alto drenaggio e l’elevato contenuto in minerali del terreno, costituito da “Ponca”, un’alternanza di strati di marne e arenarie, conferiscono ai vini un notevole equilibrio tra sapidità, acidità e grado alcolico, capace di farli resistere e migliorare nel tempo. L’assegnazione di oggi è però solo il primo passo del “Premio al Territorio”: seguirà infatti una visita studio dei soci Vinarius per conoscere meglio il Collio e, in autunno, la promozione nelle enoteche associate, con una settimana di degustazioni della denominazione nei locali di tutta Italia.

Consorzio Tutela Vini Collio: rappresenta le 180 aziende socie e le 220 aziende non socie impegnate nella promozione e valorizzazione della denominazione Collio, ed è uno dei consorzi più antichi d’Europa (una prima associazione enologica nacque nel Collio nel 1872), il terzo in Italia ed il primo in Friuli Venezia Giulia, poiché fondato nel 1964. Nel suo oltre mezzo secolo di attività ha operato nel segno della continuità ma anche dello studio e della ricerca, come dimostrato dalle diverse vicende storiche che negli anni hanno visto l’area all’avanguardia in campo enologico. Nel 2003 viene istituito il Premio Collio, riconoscimento di respiro internazionale, nato per commemorare il fondatore e primo presidente del Consorzio, il conte Attems di Petzenstein, che ogni anno premia i migliori lavori nell’ambito di tesi di laurea, dottorati e articoli, che abbiano dato un valido contributo, sul piano scientifico, applicativo e divulgativo, nei settori della viticoltura, dell’enologia e della valorizzazione del territorio.

Vinarius: è l’associazione delle enoteche italiane che, ad oggi, conta su un centinaio di locali sul territorio nazionale e ne annovera anche una decina nei vari continenti, tutte impegnate nella promozione della cultura del vino italiano. Vino che diventa unico ed inimitabile nel mondo anche grazie all’area in cui viene prodotto. Per questo dal 2004 Vinarius crea ed organizza il “Premio al Territorio” che, con cadenza biennale, assegna un riconoscimento ad una specifica area geografica. La scelta avviene non solo in virtù della sua vocazione vitivinicola. Tra i requisiti vi sono, infatti, anche l’esistenza di un paniere agroalimentare di particolare pregio, uno sviluppo del territorio sostenibile, una tradizione, una storia, un’accoglienza turistica di livello. Caratteristiche, queste, che il Collio ha dimostrato di possedere, così come lo avevano fatto precedentemente il Conegliano Valdobbiadene nel 2013, la Maremma Toscana nel 2011, il Marsala nel 2009, il Salento nel 2006 e la Valtellina nel 2004.

Vallagarina

 

Se puntate un dito sulla cartina d’Europa, cercando di individuarne il punto centrale, molto probabilmente il vostro dito sarà capitato sul Trentino. E nel centro del Trentino sta Rovereto. Esattamente sullo spartiacque fra nord e sud del vecchio continente, ma anche sulla linea mediana che delimita l’ovest dall’est.
Insomma, qui siamo nel cuore del cuore d’Europa, un “cuore” dinamico, ma anche a misura di persona, infatti questa è la terra che occupa stabilmente, ogni anno, i primissimi posti delle classifiche nazionali sulla qualità della vita. Se n’erano già accorti gli illustri viaggiatori che a partire dal Settecento iniziavano da qui il loro “grand tour” alla scoperta d’Italia. Una porta d’ingresso frequentata e ammirata da grandi scrittori, intellettuali, artisti. Una forma di turismo “ante litteram”, verrebbe da dire: sorprendentemente già legata al vino e alla cultura enologica. Basti pensare ad esempio a Mozart, sommo cantore del Marzemino lagarino, vino immortalato nel secondo atto del Don Giovanni. A Vienna infatti, in quegli anni, il vino più in voga era proprio il Marzemino lagarino, che riusciva a giungere in questa città nonostante i pesanti veti di Trento. Il Marzemino celebrato (e gustato) da Mozart proveniva in gran parte dal territorio del Comun Comunale, l’antica istituzione amministrativa che riuniva i comuni della sponda destra dell’Adige fra Aldeno e Isera che si occupava della difesa di interessi collettivi e della gestione del territorio e dei beni comuni (boschi, ponti, strade). Si trattava di una libera comunità che si governava con organi propri secondo una propria Carta di Regola. Inizialmente ne facevano parte sedici comuni, in seguito sette: Aldeno, Cimone, Isera, Nogaredo, Nomi, Pomarolo, Villa Lagarina, tutti nell’attuale provincia di Trento. Il centro principale di produzione era, allora come oggi, la giurisdizione di Isera, tanto che ad essa spettava fissare il prezzo di vendita di questo vino.
L’area si sta nuovamente segnalando grazie alle iniziative intraprese dall’Amministrazione comunale di Rovereto, in particolare quelle dedicate ai valori dell’ecosostenibilità in viticoltura a cui la guida Vinibuoni d’Italia del Touring presta molta attenzione. Proprio a Rovereto è sorto un nuovissimo centro di eccellenza dedicato alla ricerca e al fare impresa applicati alla green economy. Si chiamerà “Manifattura domani” ed è un ennesimo esempio di come questa città sappia coniugare tradizione e visione di futuro, vocazione storica e apertura al mondo. Ma è anche un esempio di come si possa coniugare ambiente e sviluppo, specie nel campo vitivinicolo. E non a caso, l’Amministrazione comunale di Rovereto sta ponendo da alcuni anni molta attenzione alle produzioni “bio” e “naturali”, tanto che nel 2011 è anche sorta a Rovereto una speciale rassegna internazionale -“NaturaMente Vino”, dedicata espressamente a questo tipo di produzioni, dall’Italia e dal mondo.
In Vallagarina, territorio favorito climaticamente dall’incontro delle Alpi con la pianura e protetto dal Lago di Garda, è nata la prima Strada del vino e dei sapori riconosciuta in Trentino. Legami ancestrali, pagine di vita e di viti hanno scritto la storia di coloro che abitano questa superba vallata. Vitigni storici, come il Marzemino, giunto a noi attraverso innumerevoli peripezie, al limite tra il magico e il misterioso, unitamente al Bianco Nosiola all’elegante Merlot, al possente Cabernet al fragrante Moscato, fino all’aroma fruttato del Müller Thurgau sono tentazioni allettanti per scoprire abbinamenti gastronomici unici. Qui, in un progetto di turismo integrato, 100 soci si sono dati l’obbiettivo comune di far conoscere al turista i luoghi ma soprattutto i cibi e i vini lagarini.
La ricchezza del suolo e di microclimi ha influenzato nel tempo la varietà di prodotti enogastronomici: oltre ai vini la cui produzione supera il 40% di quella provinciale possiamo trovare la carne equina, il Vezzena, i formaggi del Monte Baldo, i marroni di Castione e gli ortaggi biologici della Val di Gresta.
La gastronomia ed i piatti tipici sono quelli della cucina trentina con qualche influsso della tradizione culinaria ereditata dai veneziani. 
Nei ristoranti è disponibile una ricca gamma di piatti caratteristici, spesso rivisitati dalla fantasia dei cuochi. Su questi piatti il Marzemino non ha cedimenti e ci conforta con il piacere del suo sorso e con i richiami mitologia! Recenti indagini fanno ritenere che i semi originari dell’uva Marzemino provengano addirittura dalla città di Merzifon, in Paflagonia, come scriveva Omero, il paese di Diomede. Secoli e secoli di peregrinazioni nella “culla” mediterranea: le uve Marzavi sono citate prima in antichi registri commerciali a Cipro, poi sulla costa dalmata e via via nei centri di scambi agricoli lungo la foce del Po e dell’Adige, fino a giungere ai piedi delle Dolomiti. Un viaggio avventuroso, legato anche ad altre, affascinanti leggende, come quella che risale al secolo scorso, secondo la quale il nome Marzemino deriva dalla denominazione di un villaggio della Carniola, centro rurale ora scomparso, situato tra la Carinzia e la Slovenia, paese chiamato appunto Marzmin. Su questo affascinante vino immancabili i canederli (in brodo o al sugo), gli strangolapreti, gnocchetti di pane e spinaci, a volte arricchiti con ricotta o con verdure selvatiche, conditi con burro fuso o creme di formaggi, gnocchi di patate, polenta di granoturco (servita anche ai ferri o pasticciata) accompagnata da spezzatini (famosissimo il “tonco del potesèl”), da funghi e formaggi. 
Personalmente, nelle versione giovane e fresca, Il Marzemino lo abbino volentieri anche sulla carne salada, di cui ogni cuoco custodisce gelosamente gli ingredienti e le modalità della concia.

I Marzemino premiati nell'edizione 2015 della guida

 

 

Sicilia En Primeur

Taormina e lo splendido scenario dell’hotel Atlantis Bay di Mazzarrò, saranno lo sfondo della rassegna internazionale itinerante, promossa da Assovini Sicilia in collaborazione con Banca Nuova.
Qualità e biodeiversità le due parole d'ordine che Assovini porterà a Taormina, in perfetta armonia con l’ormai imminente Expo 2015.

Far conoscere il meglio della produzione enologica siciliana ai giornalisti nazionali e internazionali e, le differenze fra i terroir e le risorse turistico-paesaggistiche dell’isola, sono da sempre gli obiettivi di Assoenologi. I partecipanti potranno assaggiare i vini assieme ai produttori o svolgere le degustazioni tecniche in sale separate.
Sabato 18 aprile tra le 16 e le 22 saranno aperte le porte dell’Atlantis Bay di via Nazionale 161 a tutti gli appassionati visitatori (fino ad esaurimento posti) che vorranno degustare le oltre 300 etichette delle 40 aziende presenti. Il biglietto d’ingresso potrà essere acquistato direttamente in hotel. Avrà il prezzo di 10 euro e comprenderà tutto il kit per la degustazione.
Le 40 aziende partecipanti
Al – Cantara
Arianna Occhipinti
Az. Agricola Gregorio De Gregorio
Az. Agricola Tornatore
Baglio Del Cristo
Baglio Di Pianetto
Barone Beneventano Del Bosco
Barone Di Villagrande
Barone Sergio
Cantina Wiegner
Cantine Settesoli
Cantina Rallo
Caruso & Minini
Cottanera
Cusumano
Donnafugata
Duca Di Salaparuta – Corvo – Florio
Fazio Casa Vinicola in Erice
Feudi Del Pisciotto
Feudo Arancio
Feudo Maccari
Feudo Principi Di Butera
Firriato
Girolamo Russo
Graci
Le Casematte
Marchesi Di San Giuliano
Masseria Del Feudo
Musità
Pietradolce
Planeta
Principe Di Corleone – Pollara
Spadafora
Tasca D’Almerita
Tenuta Di Castellaro
Tenuta Di Fessina
Tenute Rapitalà
Terre Di Giurfo
Valle Dell’Acate
Zisola

Joe Bastianich: vino e territorio

Joe Bastianich non manca mai a Vinitaly, fin dal 1987, come ha lui stesso dichiarato.
Lo abbiamo incontrato nel suo stand, nel padiglione del Friuli Venezia Giulia, attorniato da tantissimi fan ed appassionati, e abbiamo aprofittato della sua disponibilità per qualche domanda.

Joe Bastianich, da una parte produttore e dall'altra ristoratore. In questa doppia veste, cosa cerchi in un vino, a seconda dei casi?

Dal punto di vista del produttore per me sono molto importanti due cose, almeno nei mie vini, non sarà così per tutti probabilmente... io sono arrivato a produrre vino come secondo o terzo lavoro nella mia vita e questo mi permette di fare due cose fondamentali: rispettare la varietà e il territorio, con interventi minimalistici, in modo che a parlare siano il terroir e il suo vitigno e poi la cosa forse più importante creare vini che sono molto personali, nel mio caso sono anche un po' estremi, perchè ho la fortuna di poter presentare vini che non vanno sempre nella direzione del mercato, anzi spesso sono controtendenza.
Come acquirente di vini è tutta un'altra cosa, perchè non vai alla ricerca dei tuoi gusti personali, nel senso che come ristoratore io cerco di comprare vini che possano accontentare i nostri clienti e che si abbinino al cibo. E' più una scelta che rispetta la proposta culinaria e il tipo di pubblico che viene a consumarli.

A volte la ricerca dell'affermazione sul mercato può spingere un produttore a cercare di mettere in luce gli aspetti più ruffiani di un vino, a costo di snaturarne la tipologia. Come giudichi questo approccio?

E' un errore assoluto, il mercato cambia troppo velocemente.
Se pensiamo ad uno chef, un ristorante, che cercasse di seguire la moda cambiando piatti ogni giorno, difficilmente ce la farebbe.
Col vino è praticamente impossibile, i tempi di produzione sono così lunghi che cercare di seguire una tendenza non è praticabile.
La cosa più coraggiosa e interessante è invece cercare di crearla una tendenza.

La guida ViniBuoni d'Italia ha instaurato da alcuni anni una partnership con il Comune di Buttrio, dove svolge ogni anno le finali aperte al pubblico. Quest'anno inoltre Buttrio diventa la capitale italiana dei vini autoctoni e la sua fiera regionale diventa nazionale. Cosa ne pensi di questo territorio che è anche il tuo?

Io ho iniziato il mio percorso vinicolo a Buttrio, e qui secondo me, anche nel contesto dei Colli Orientali e più i generale del Friuli, c'è forse il più grande terroir per i vini bianchi in Italia e uno dei più grandi nel mondo.
Buttrio ha un abbinamento raro tra terreno collinare e clima caldo con un buono sbalzo termico, e queste due cose fanno sì che qui si producano tra i migliori vini bianchi in Italia e al mondo, non solo perchè lo facciamo noi, ci sono altre aziende che lo dimostrano.

La Guida ViniBuoni d'Italia ha come pecularità da sempre l'attenzione ai vini da vitigno autoctono italiano. L'Italia vanta il maggior numero di vitigni autoctoni al mondo, quanto è importante continuare a investire su questo patrimonio?

Fortunatamente in questo momento c'è anche un po' di moda, di tendenza legata ai vitigni autoctoni, che sono una delle cose che distinguono l'Italia nel mondo, assieme al cibo.
Più in generale la biodiversità che c'è in Italia non si riscontra da nessuna altra parte al mondo, per cui anche nel vino è importantissimo cercare di promuovere le tante varietà presenti, anche quelle magari un po' più dimenticate. E la cosa per me ancora più fondamentale è abbinare i vini con il cibo locale.